‘Non torno, resto in Nepal’ La scelta del 20enne Dario per aiutare i terremotati

Castagnetti, 20enne di Campegine, era in vacanza

Dario Castagnetti fa le bolle di sapone con alcuni bambini

Dario Castagnetti fa le bolle di sapone con alcuni bambini

Reggio Emilia, 4 maggio 2015 - «BELLA gente! Allora come si sta lí da quelle parti? Per chi non mi conosce passo alle presentazioni! Il mio nome é Dario, sono un ragazzo di Campegine emigrato dal mio paese 6 mesi fa in cerca di nuove avventure in Australia! Ho deciso poi di passare un mese in Nepal alla ricerca di un po’ di sana montagna! E mentre ero qui, beh ... é successo quel ke é successo...».

Dario Castagnetti, 20 anni, dopo aver frequentato l’istituto Zanelli ha scelto di andare a fare esperienze all’estero. Ma in Nepal si é trovato nel mezzo del terremoto. Anzichè scappare, ha deciso di rimanere per dare una mano, si é unito a un gruppo di nepalesi, hanno aperto la pagina Facebook «Nepal survivors fund» e ora dopo ora cercano di portare cibo e forza nei villaggi che ancora non sono stati raggiunti.

«CHE ne dite se vi racconto un po’ di cm si sta in Nepal? Bene non so se lo sapete ma io mi trovo a Kathmandu, la città che a quanto ho capito é su tutte  le prime pagine! Bene.... Scordatevi di Kathmandu! Scordatevi di questa città ke é stata colpita sì da questa calamità, ma non é decadente o rasa al suolo come dicono... le parti che vedete al telegiornale sono quelle che vogliono farvi vedere, ma in realtà la parte della torre e dei templi nn sono vaste! E la popolazione comunque é organizzata abbastanza bene, le risorse non scarseggiano, al momento. Il vero problema sono i villaggi! Ci sono villaggi più a nord che sono stati completamente rasi al suolo! Non avete idea gente! Completamente andati, spariti in un minuto! Ora é qui che noi vogliamo concentrarci di più, perché qui hanno un immediato bisogno di tende, cibo acqua e prodotti sanitari».

DARIO ci offre, con diari, foto e video, un punto di osservazione privilegiato unito a passione e impegno. «Quando arriviamo al secondo villaggio lo spettacolo è angosciante: non ci sono parole per descrivere quello che ho visto. Quel villaggio non c’è più. Le case sono disintegrate, non si possono neanche chiamare piú case, sono solo un ammasso di mattoni, argilla e terracotta. Attraversiamo il villaggio desolato, lasciamo i sacchi di riso rimasti e continuiamo a salire per raggiungere, in teoria, un altro villaggio».

LUOGHI feriti, case distrutte, volti segnati ma che conservano dignità e voglia di ricominciare. «Abbiamo raccolto noi dell’ostello 2000 USD (circa 1800 euro) e con questi già possiamo dare un contributo importante! Ma per queste cose, l’abbiamo già visto, richiedono soldi... Ed é qui che entrate in gioco voi! La mia é una richiesta di aiuto! Perché anche con una piccola donazione potrete aiutare, ma aiutare davvero gente che vive in strada tra la polvere, la pioggia e lo sporco ad avere un pasto per arrivare a fine giornata o ad avere una «casa»... é il minimo che possiamo fare, ma é dai piccoli sforzi che possiamo fare grandi cose se siamo uniti». Il sito con le informazioni è www.gofundme.com