BENEDETTA SALSI
Cronaca

“No a canotte e minigonne a scuola”. Circolare al liceo, bufera sui social

La missiva indirizzata a studenti, genitori, insegnanti e personale Ata: "Serve un abbigliamento consono". Il preside Cottafavi del Matilde di Canossa: "È un messaggio di educazione civica, non moralizzante"

"No a canotte e minigonne a scuola". Circolare al liceo, bufera sui social

Reggio Emilia, 6 ottobre 2023 – Fa discutere una circolare diffusa dal liceo della città ’Matilde di Canossa’ indirizzata agli studenti, ai genitori, ai docenti e al personale Ata con oggetto ’Abbigliamento nei locali scolastici’.

"Si ricorda che l’abbigliamento nei locali scolastici deve essere decoroso e consono all’ambiente di lavoro in cui si trova – si legge nel documento –. Pertanto devono essere evitati indumenti come bermuda e pantaloni corti sopra il ginocchio, minigonne, canotte, magliette troppo corte, scollate e trasparenti e abbigliamento succinto in generale". E qualcuno, rilanciando lo scritto sui social, già parla di "medioevo alle porte".

Ma è pronta la replica di Daniele Cottafavi, dirigente scolastico dell’istituto superiore della città.

Preside, è usuale diramare circolari di questo genere?

"In tutti i regolamenti di istituto si parla di ‘abbigliamento adeguato’. Semplicemente noi abbiamo dato qualche indicazione in più per evitare anche che l’interpretazione sia personale e per dare ai ragazzi un orientamento preciso".

Qual è lo scopo di questo messaggio?

"Si tratta di una tematica puramente educativa, non moralizzante. Ma la scuola è comunque di un ambiente di lavoro che richiede abbigliamento consono. Non si tratta di un argomento pruriginoso, ma certo non è necessario venire a scuola con la pancia scoperta. Non chiediamo una divisa, ma il rispetto di un abbigliamento consono".

C’è stato qualche episodio specifico che ha reso necessario questo provvedimento?

"Lo avevamo già diramato alla fine dello scorso anno scolastico e adesso lo abbiamo ripetuto. Diciamo che si tratta di una necessità sorta in particolare dopo il periodo Covid, quando forse qualche consuetudine con gli ambienti scolastici un po’ si era persa. Ci rendiamo conto anche che c’è caldo, ma si può di certo gestire senza usare abiti succinti".

Questo documento però ha suscitato qualche polemica: c’è chi parla di ’medioevo’.

"Sarebbe medioevo se avessimo indicato una divisa o se l’intervento fosse di natura moralistica, ma il nostro è solo un messaggio di crescita per i ragazzi nella capacità di saper leggere i contesti. Del tipo: ’Guarda i tuoi genitori come si vestono per andare al lavoro’. Io non giudico un ragazzo o una ragazza che si veste in un certo modo. Ma venire a scuola in ciabatte infradito, ad esempio, di certo non è adeguato al contesto scolastico, tutto qui. Non c’è un atteggiamento morale della scuola nei confronti della moda, ma di saper leggere il contesto. È una questione di educazione civica".

Già in passato iniziative analoghe avevano destato scalpore. Non se lo aspettava?

"Sinceramente no. Ma c’è libertà di pensiero e, di certo, ci sarà qualcuno che non è d’accordo. È importante però chiarire che non andremo a misurare le gonne col metro e nessuno verrà redarguito per 3 centimetri... "