LARA MARIA FERRARI
Cronaca

No abiti succinti a scuola: "È giusto avere un decoro, ma circolare esagerata"

Ecco cosa pensano le studentesse del liceo Canossa sul divieto del preside: "Manca l’apertura mentale. Dovrebbe valere però anche per alcune prof..."

Emily Morlini e Gloria Gardoni

Emily Morlini e Gloria Gardoni

Reggio Emilia, 7 ottobre 2023 – Il nodo della questione sta nel significato attribuito alla parola decoro. Gli studenti si dimostrano più saggi di quanto spesso gli adulti sono portati a pensare e non danno tutti i torti al preside del liceo Canossa di Reggio che ha emanato una circolare con la quale vieta "minigonne, pantaloncini, canotte che lasciano scoperta la pancia e abiti succinti".

È quanto si evince dalle nostre interviste ieri fuori dalla scuola.

"Personalmente – dice Emily Morlini – ritengo che in un ambiente scolastico ci voglia un vestiario adatto. Ma imporre un dress code non mi sembra corretto. Anche attaccarsi all’idea della decenza, trovo sia esagerato. Manca un po’ di apertura mentale da parte dei prof, anche per permettere ai ragazzi di stare bene in se stessi, nei propri capi di abbigliamento. Piuttosto, se mi sento a mio agio nel mio modo di vestire sono felice e riesco a essere più produttiva nel rendimento".

La sua compagna Gloria Gardoni, le dà manforte: "Posso capire che vestirsi in modo adeguato sia anche nostro dovere, però bisogna cercare di non limitare le abitudini del ragazzi con delle imposizioni troppo coercitive".

La contesa si gioca anche su quella ‘indicazione in più’ fornita dal preside Daniele Cottafavi per evitare che l’interpretazione sia personale. "Giusto divieto se una gonna è troppo corta, ma prendo assolutamente le distanze quando si giudica lo stile che si indossa", dice una giovane allieva minorenne.

Accanto a lei udiamo: "Ci sono persone che esagerano davvero con la pelle scoperta, e a scuola l’abbigliamento dev’essere consono. Però qualche concessione va fatta, c’è veramente tanto caldo in classe e fuori, per cui i pantaloni corti, almeno, permetterli". "In generale sono contro il dress code, ma lo accetto in certi casi. Tuttavia – osserva Luna Coppola – sembra un po’ esagerato il documento. D’accordo a non vestirsi in modo volgare, però... da qui a diramare divieti stringenti ce ne corre".

Una studentessa pone un dubbio: un presunto condizionamento nei confronti delle ragazze, dal quale sarebbero sollevati i maschi: "Con i ragazzi pare che si ragioni in un altro modo".

"Queste regole sono poco definite. Che cos’è un abbigliamento decoroso? Difficile stabilirlo", riflette Vale Pederini.

Karola Savarese invece pensa che il problema del dress code se lo pongano i professori: "A noi non distrae. Non riusciamo proprio a capire perché i professori la vedano in un’ottica di distrazione. Sarebbe interessante vedere la differenza tra un istituto che rispetta il dress code e quello che non lo fa".

Spunta persino il body shaming: "Un mio vecchio professore si esprimeva riguardo il tipo di fisico che si dovrebbe avere per indossare certi capi".

"Di mio non indosso canotte corte, ma vedo insegnanti che non si limitano – chiude un’alunna – quindi chiedo, perché loro sì e noi no? Due pesi e due misure ?".