"No vax anche nelle Rsa"

Cavalli (Coopselios): "L’obbligo non serve, perché la vaccinazione andrebbe data per scontata"

Raoul Cavalli, direttore della cooperativa Coopselios, che gestisce 32 Rsa in tutta Italia

Raoul Cavalli, direttore della cooperativa Coopselios, che gestisce 32 Rsa in tutta Italia

Reggio Emilia, 30 dicembre 2020 - Sono attese per oggi le prime dosi di vaccino anti-Covid destinate alla nostra provincia. Ieri si è tenuto un summit tra Ausl ed enti gestori delle Cra, le case residenze per anziani, per le modalità di somministrazione. Gli operatori saranno vaccinati all’interno delle stesse strutture (come avverrà per i ricoverati) a meno che non siano fuori turno o in ferie; a quel punto saranno chiamati al punto unico provinciale di riferimento che al momento è l’ex ospedale Spallanzani fino a che non verrà siglato l’accordo per le Fiere.

Intanto continua a tenere banco nel settore sociosanitario, il ‘no’ di una parte degli operatori che lavorano nelle strutture. Dopo la forte presa di posizione del presidente di Asp, Raffaele Leoni (che ieri sul Carlino ha detto "Dovrebbero inserire l’obbligo per le categorie che lavorano con gli ammalati, altrimenti forse hanno sbagliato mestiere...") arriva anche l’endorsement pro-vax di Raul Cavalli, direttore generale di Coopselios, colosso cooperativo sociale di Reggio, che gestisce 32 Rsa in tutta Italia (850 sono gli operatori reggiani della coop che potenzialmente possono decidere di vaccinarsi).

"Il vaccino rappresenta una liberazione – chiosa Cavalli – Avendo la possibilità soprattutto noi operatori del mondo della cura e dell’assistenza di farlo prioritariamente rispetto ad altre categorie, la accogliamo con grande favore. Ci impegneremo in una campagna molto profonda affinché sia lo stesso per la totalità degli operatori". Sulle mancate adesioni, Cavalli ci va giù deciso: "Anche noi nella nostra realtà abbiamo avuto segnali di non piena adesione. Credo sia preoccupante soprattutto per la mancanza di fiducia nelle istituzioni di fronte a un vaccino salvavita validato in tutti gli iter e questa spaccatura profonda tra cittadini e istituzioni mi rammarica molto".

Cavalli infine provoca: "Non siamo per l’obbligo. Non dovrebbe essercene neppure bisogno. Vorrei vedere quali sono quegli operatori che si rifiutano di assumere il vaccino. Per la professione che svolgono hanno un ruolo salvavita verso malati, anziani e disabili che quotidianamente sono chiamati a proteggere. Noi come enti gestori vogliamo sapere chi sono le persone che non dicono sì al vaccino. Quali sono gli operatori che hanno compreso a pieno il valore della professione che svolgono. Vogliamo sapere quali sono le belle persone e le brutte persone. Questa è l’occasione affinché gli operatori della cura si dimostrino belle persone e veri professionisti. Chi dice no non lo fa solo verso il vaccino, dice no a una missione, a una professione, a una coscienza sociale. Dice no all’assolvimento di un bisogno pieno. Diamo l’esempio alla nazione e rendiamo le Cra i luoghi più sicuri del nostro Paese, più delle piazze, più delle scuole e più dei centri commerciali...". Ma Cavalli è sicuro che "dopo il primo step di vaccini, la fiducia aumenterà e la popolazione correrà a vaccinarsi in massa".

Più cauto Roberto Magnani, direttore di Fedisa, Federazione Diocesana Servizi agli Anziani che fa capo a Confcooperative. "Bisogna avere molto rispe tto della libertà delle persone dato che il vaccino è su base volontaria. Comprendiamo la delicatezza e la legittima preoccupazione degli operatori che vengono da un periodo difficile. Il nostro compito sarà quello di favore il più possibile tutte le informazioni necessarie e utili, magari anche con incontri assieme ad esperti, riguardo al vaccino per contrastare le tante fonti non competenti e non ufficiali che si stanno diffondendo. Vogliamo favorire la campagna di vaccinazione, accompagnando e costruendo un dialogo con gli operatori affinché scelgano liberamente. Chiaramente auspichiamo che si vaccinino".

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