"Noi parte civile al processo" Layla Yusuf critica l’Ucoii

"Come in altri processi, anche per il caso di Saman ci costituiremo parte civile". Lo ha detto Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii. Stessa cosa faranno anche la Grande Moschea di Roma e la Confederazione Islamica Italiana che in una nota spiegano come abbiano già "conferito mandato ai propri legali di valutare la possibilità di costituirsi parte civile nel processo penale a carico di coloro che verranno ritenuti responsabili del delitto di Saman Abbas. Questa triste vicenda ci offende e addolora profondamente. La violenza esercitata sulle donne in nome di una sovrastruttura religiosa è un fenomeno criminale. Un’inciviltà che del credente in Dio non ha proprio nulla".

Nei giorni scorsi l’Unione delle Comunità islamiche italiane aveva annunciato una ‘fatwa’ contro i matrimoni forzati. Una scelta però criticata anche da tanti islamici. Tra cui anche Layla Yusuf, coordinatrice provinciale di +Europa nonché musulmana laica: "Siamo stupiti. La questione è più complessa e articolata. Non si può derubricare a femminicidio. In questo caso anche la madre ha avuto un ruolo attivo nella scomparsa di Saman. Difficile comprendere perché tale usanza in uso in Paesi anche non musulmani debba essere considerata come pratica islamica. Sbandierare la ‘fatwa’ reputiamo sia inappropriato in quanto si introduce la religione islamica all’interno di uno stato laico con diritti giuridici e individuali ai quali tutti i cittadini, credenti o meno, sono soggetti in maniera paritaria. Se poi viene emanata dall’Ucoii allora suona ancora più strano. Perché non hanno mai proclamato alcunché al processo contro Mohamed, padre di Hina Saleem o contro El Ketawi, papà di Sanaa Dafani? Si sono mai espressi con condanne precise richiamando il rispetto alla libertà individuale e religiosa sancite dalla carta dei diritti fondamentali dell’Ue?".

dan. p.