"Noi sportive poco tutelate Ma sono felice"

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Francesca

Ferretti*

Diventare mamma per me è sempre stato un grande desiderio fin da piccola. Chiamiamolo istinto materno, ma per me è sempre andato di pari passo con la necessità di fare sport. Purtroppo i tempi dello sport non sempre coincidono con quelli di una donna. Almeno non per me. Soprattutto a certi livelli agonistici, bisogna concentrare i pochi anni che solitamente ha a disposizione uno sportivo, per questioni fisiche e di età, solo per emergere professionalmente. E una volta che decidi di mollare per dedicarti ad altro sai che non verrai tutelata. Acquisire il diritto di essere madre ti fa perdere quello di essere anche una sportiva, perché dopo una gravidanza è praticamente impossibile ricevere proposte di contratto. E per noi, a differenza di altre professioni, non esiste maternità che tenga. Ma da sportiva impari ad affrontare anche le sconfitte. Anche se questa non la riterrei proprio una sconfitta. Da tre anni mi occupo del mio bellissimo bambino e posso assicurare che, anche se lo scotto di smettere di giocare è un prezzo alto da pagare, avere un figlio ripaga da tutti gli sforzi e tutte le rinunce. Ti riempe la vita. E se prima avevo solo una grande passione, adesso ne ho due. Lo sport mi ha sempre dato tanto e mi ha anche insegnato ad essere mamma. Come nello sport anche nella vita da mamma ci sono dei momenti di sconforto in cui la stanchezza sembra essere più forte di tutto. Ed è proprio in quei momenti che, come nello sport, l’essere mamma ti da un motivo per continuare a combattere, cercando di essere più forte e più motivata di prima. Per il resto, come diciamo io e le mie ex compagne di squadra che ora hanno figli, anche se sarà banale usare una metafora sportiva, “I figli sono e saranno sempre una delle nostre vittorie più importanti”.

*Campionessa di volley