Prof di Reggio Emilia smette d'insegnare per non fare il vaccino: "Questione di principio"

La scelta del prof Fabio Bonvicini (Zanelli): "Coi miei studenti parlo di libertà e democrazia, non posso predicare in un modo e agire in un altro"

Fabio Bonvicini, prof di Reggio Emilia, smette di insegnare per non fare il vaccino

Fabio Bonvicini, prof di Reggio Emilia, smette di insegnare per non fare il vaccino

Contro il green pass per riavere la propria libertà. Un’affermazione forte. Soprattutto in un momento come questo in cui l’emergenza sanitaria costringe, comunque, a compiere scelte difficili.

Un’affermazione forte che ha portato anche alla nascita di un gruppo di lavoratori della scuola contrario al Green pass, in difesa dei diritti costituzionali del cittadino: Scuola Libertà e Costituzione ha così iniziato a manifestare fin dal primo giorno di ripresa delle lezioni, per portare un messaggio diverso rispetto a quello che sta filtrando da istituzioni e maggioranza della collettività.

"Ci accomuna la convinzione che l’obbligo del Green Pass non sia la soluzione per contrastare la diffusione del Coronavirus, ma rappresenti invece solo una forma di discriminazione nei confronti di chi, per i più disparati motivi, ha scelto di non vaccinarsi" hanno dichiarato i membri del gruppo.

Fra i portavoce di Scuola Libertà e Costituzione, c’è Fabio Bonvicini professore d’italiano all’Istituto Zanelli che ha scelto di non voler sottostare all’obbligo di green pass per poter lavorare. Ci ha raccontato qualcosa di più riguardo questa sua personale decisione che da questa mattina lo porterà, in pratica, a rinunciare al suo lavoro.

Professor Bonvicini, dunque ha deciso di non ottenere in nessun modo il Green pass: ci spiega questa scelta e i motivi per cui non vuole vaccinarsi?

"Ho deciso in questo senso e per questo motivo, per ora, non andrò più a scuola. Non ho intenzione di vaccinarmi per numerose ragioni, in primis dal punto di vista sanitario: credo, infatti, che, al momento, non ci saino sufficienti certezze. Perché devo farmi iniettare un farmaco sperimentale?"

Ha detto che ci sono anche altre motivazioni.

"La parte che più mi interessa, visto che le questioni mediche sono profonde e scivolose, è quella politica. L’obbligo di green pass impone a noi italiani (dal 15 ottobre) di presentarci sul posto di lavoro con questa certificazione. Così facendo vengono infranti alcuni principi costituzionali, il diritto al lavoro e di decidere riguardo alla propria salute e al proprio corpo".

Il green pass è richiesto anche in Europa per molti aspetti della vita...

"L’Italia è però l’unico Paese in cui per lavorare bisogna avere il pass. A livello europeo, secondo il Regolamento 953 la certificazione verde doveva essere uno strumento di facilitazione per la libera circolazione, non un fattore discriminatorio. Dunque non comprendo la decisione del Governo italiano".

Però perché rinunciare alla sua professione?

"Io sono insegnante perché mi piace e lo faccio davvero con passione. In italiano e storia ho sempre affrontato con i miei studenti il tema della libertà di scelta, della democrazia. Sono sempre stato netto, non posso predicare in un modo e agire in un altro. Mi comporto così per rispetto verso me stesso e verso gli studenti, perché l’educazione è più forte a gesti che a parole".

Qual è stata la reazione alla sua decisione?

"Ho avuto approvazione da alcuni dei miei ragazzi e colleghi, e altri che non condividevano hanno comunque rispettato la mia presa di posizione. Avrei potuto farmi sospendere ma non mi fido, perché le cose cambiano molto velocemente e la sospensione potrebbe tramutarsi un domani in licenziamento. Mi sono quindi preso un congedo parentale per stare con mia figlia piccola e tra venti giorni valuterò il da farsi".

C’è la possibilità che cambi idea?

"Non credo, non ho alcuna intenzione di vaccinarmi perché sembra quasi un ricatto. Molti insegnanti si fanno tre tamponi a settimana per questo motivo. Ciò che spero per il futuro è che dopo il 31 dicembre io possa tornare a scuola; dovrebbe scadere lo stato d’emergenza e in teoria non potrebbero prolungarlo ulteriormente".