
Si è liberato di un’accusa che pesava come un macigno: aver abusato della sorellastra. All’esito del processo di primo grado, con rito abbreviato, lui, un 21enne, è stato assolto dal reato di violenza sessuale sulla ragazza che, all’epoca dei fatti contestati aveva 15 anni e viveva con lui: secondo il giudice dell’udienza preliminare Silvia Guareschi, "il fatto non sussiste". Nella scorsa udienza, celebrata in luglio, il procuratore capo Calogero Gaetano Paci aveva chiesto 6 anni. Si è ridimensionata molto anche la posizione del padre, un 50enne, pure lui imputato per maltrattamenti alla figlia: il gup ha riqualificato l’accusa in percosse e lo ha condannato a 300 euro di multa. Per lui la domanda di pena era stata di 3 anni. Durante l’udienza di ieri l’uomo si è sciolto in lacrime più volte in aula. Poi, dopo il verdetto, padre e figlio sono usciti nel piazzale del tribunale insieme ai loro legali, con un’espressione di evidente sollievo. L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Valentina Salvi, è scattata quando l’adolescente segnalò agli insegnanti le vessazioni che sosteneva di aver subito in casa dai familiari, di origine africana. A suo dire il fratellastro l’aveva sottoposta a pesanti attenzioni (non rapporti completi), prolungate per tre anni. La 15enne aveva puntato il dito anche contro il padre, sostenendo che lui l’aveva trattata in modo troppo severo e schiaffeggiata. La minorenne era stata sentita anche in un incidente probatorio, quando davanti al giudice la sua versione fu raccolta come prova in forma anticipata. Lei diceva di aver tenuto il silenzio sugli abusi sessuali senza confidarli a nessuno, se non a qualche amica, per poi aprirsi con gli insegnanti. Il gip Dario De Luca aveva disposto per entrambi l’allontanamento da casa, mentre la ragazzina era stata portata in una comunità. Poi padre e figlio hanno potuto rientrare nell’abitazione, rimanendo però sottoposti al divieto di avvicinamento a lei. Infine al genitore è stata tolta ogni misura cautelare. Ieri la discussione dei difensori è durata un’ora, e altrettanto la camera di consiglio. Gli avvocati Monica Mitolo e Andrea Trolli hanno chiesto l’assoluzione per entrambi gli imputati. Per il fratellastro, hanno sostenuto che il racconto della parte offesa fosse inverosimile e in parte non logico, e che vi erano prove da cui si poteva ritenere che i gravi episodi contestati non si fossero consumati. Per il padre, hanno contestualizzato lo schiaffo da lui confessato come il gesto isolato di un genitore preoccupato per la figlia. E hanno descritto il presunto isolamento della figlia dai coetanei come circostanza inesistente.
Alessandra Codeluppi