Non maltrattava la madre: assolto

Un uomo di 47 anni era imputato di averla ferita alla mano con un coltello dopo anni di denunce reciproche

di Alessandra Codeluppi

Insulti, sputi e danneggiamenti a oggetti in casa. Ma anche minacce pronunciate con un un vetro rotto in mano: "Ti taglio la gola".

E, un giorno, il lancio di un coltello da cucina che l’avrebbe ferita alla mano.

Lui, un 47enne, era finito a processo per maltrattamenti nei confronti della madre, che all’epoca dei fatti contestati, collocati a Correggio tra il gennaio e il marzo 2018, aveva 63 anni ed è poi venuta a mancare pochi mesi dopo.

Per l’uomo il pm aveva chiesto tre anni di pena.

Il giudice Michela Caputo lo ha assolto "perché il fatto non sussiste". Ma il processo di ieri è stato solo l’epilogo di una lunga storia di conflitti e ripicche, sfociate in battaglie legali, tra madre e figlio. In passato la donna era stata condannata per lesioni: era accusata di avergli procurato un trauma alla testa usando un ferro per attizzare il fuoco nel camino. Ma poi anche lui era stato condannato per maltrattamenti alla madre.

Poi l’uomo si era rifatto una vita all’estero, tornando in Italia nel marzo 2018 per l’udienza di un altro processo in cui entrambi erano accusati: lei di avergli dato un pugno, lui di averla colpita col manico della scopa. I due hanno litigato di nuovo a ridosso del procedimento (successivamente chiuso con una remissione reciproca di querela), ponendo le basi per quello concluso ieri, ormai quattro anni dopo la morte della signora.

Ieri è stato sentito il 47enne come teste: "All’epoca abitavo all’estero per lavoro. Sono rientrato in Italia andando a vivere con mia madre. C’erano incomprensioni e a volte andavo a dormire in solaio per evitare litigi. Poi sono andato a convivere con una donna".

La difesa, affidata all’avvocato Daniele Pellacani, ha chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove o, in subordine, il minimo della pena. Ha parlato di "contraddizioni" tra la denuncia sporta dalla donna e le sommarie informazioni testimoniali da lei rese dopo: "Per la ferita alla mano, dapprima aveva detto di essere stata assistita da una persona, e poi di essere andata al pronto soccorso".

Ha riferito che anche le inquiline del palazzo "mai hanno riferito di liti". E che risultava che la madre "aveva interloquito con la compagna del figlio per portare zizzania, cercando di aizzare il figlio, che tendeva a reagire, questo sì - ha ammesso - come emerso da altri procedimenti".

Il giudice lo ha assolto. Mettendo la parola pace dopo tanti anni di conflitti.