Non maltrattò e violentò la figlia, assoluzione per il papà

Non maltrattò e violentò la figlia, assoluzione per il papà

Non maltrattò e violentò la figlia, assoluzione per il papà

Era chiamato a rispondere di varie accuse, tra cui una pesantissima: aver violentato la figlia. Ha trascorso un anno prima in carcere e poi ai domiciliari. Ieri, all’esito del processo, per lui si è dissolto un incubo: la Corte dei giudici presieduta da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, lo ha assolto. Lui, un 47enne kosovaro, era accusato, in almeno cinque occasioni tra il 2018 e il 2020, di aver picchiato la figlia, allora 16enne, di averle legato le caviglie e poi costretta a subire rapporti sessuali. Non è stato ritenuto responsabile neppure di maltrattamenti alla ragazza e alla moglie, secondo l’accusa prese a botte e intimorite.

Per altre due contestazioni è stato deciso il non doversi procedere per mancanza di querela. Si tratta della presunta violenza privata, secondo cui l’uomo aveva detto alla figlia, mostrandone un coltello, che se avesse parlato avrebbe ucciso lei e la madre, costringendola a non denunciare. E delle lesioni, con conseguenze per sei giorni, riscontrate nella figlia dopo che lui l’avrebbe presa per i capelli e sbattuta contro la scrivania.

Il verdetto dei giudici ha rispecchiato le richieste dell’avvocato difensore Mattia Fontanesi. Il pm Maria Rita Pantani, ravvisando la responsabilità penale, aveva chiesto 5 anni e 8 mesi di condanna. La delicatissima inchiesta era nata dopo che la giovane si era presentata in questura, riferendo di essere esasperata dal padre e dicendo che l’aveva violentata in diverse occasioni.

Il fratello aveva riferito di aver visto più volte lividi sulla sorella e sulla madre e di aver assistito ad alcuni episodi. Nella scorsa udienza, in aprile, la presunta vittima aveva però riferito in aula di aver ingigantito un episodio e di non ricordarsi più i fatti. E la madre della giovane aveva in pratica ritrattato quanto da lei detto in questura.

Entrambe erano state incalzate a più riprese dai giudici e dal pm. La mamma aveva poi raccontato di aver saputo dalla figlia che un giorno il marito, ubriaco, si arrabbiò con la ragazza perché l’aveva vista fumare, ruppe la porta della camera con un calcio, salì sul letto dove lei era distesa e la prese a pugni. Da ieri l’imputato è tornato in libertà: "Siamo molto soddisfatti - dichiara l’avvocato Fontanesi -. Dal processo è emersa la totale estraneità del mio assistito alle accuse contestate".

Alessandra Codeluppi