Non tentò di far prostituire un 16enne, l’uomo è stato assolto

di Alessandra Codeluppi

Lui, un uomo che oggi è vicino alla quarantina, e un altro ragazzo che all’epoca dei fatti aveva 16 anni, si sono conosciuti in ambito parrocchiale. Ma la situazione è precipitata: la madre del minorenne ha letto sul cellulare del figlio una serie di messaggi a sfondo sessuale inviati dall’uomo, e da lei interpretati come inviti fatti al minorenne per avere prestazioni in cambio di denaro. Allarmata, ha sporto denuncia a carico dell’adulto, segnalando quelle chat datate settembre 2018.

Nel corso delle indagini la polizia postale di Bologna ha sequestrato il computer e il cellulare dell’uomo per analizzare il contenuto delle chat. Lui è stato poi rinviato a giudizio dal gup di Bologna Alberto Gamberini con una pesante accusa: aver cercato di indurre il minorenne a prostituirsi. All’esito del processo di primo grado, la Corte dei giudici presieduta da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ieri lo ha assolto "perché il fatto non costituisce reato".

Al 40enne era stato contestato di aver fatto "atti idonei diretti in modo inequivoco a ottenere prestazioni sessuali", in particolare "toccamenti e rapporti orali", da parte del minorenne, "dietro l’offerta di somme di denaro". Al 16enne lui aveva inviato messaggi di questo tenore: "Oggi vieni? Vuoi venire adesso a trovarmi? Ti pago benissimo. Quanti soldi vuoi per venire adesso?".

L’avvocato difensore Gianluca Tirelli aveva chiesto e ottenuto che venisse fatta una perizia psichiatrica, dalla quale il suo assistito è risultato capace di intendere e di volere. Il giovanissimo non si è costituito parte civile: sentito in tribunale, ha raccontato di aver avuto un incontro con il 40enne nel corso del quale però non erano stati consumati atti sessuali.

Il pm Laura Galli ha ritenuto che l’imputato fosse responsabile del reato a lui contestato, ovvero aver cercato di indurre il minorenne a prostituirsi: nella sua requisitoria ha sostenuto che la prova fosse la promessa di pagamento delle prestazioni, per poi chiedere 1 anno e 4 mesi di condanna.

L’avvocato Tirelli ha invece sostenuto che quelle chat fossero scambi di contenuto sessuale, ma non inviti espliciti alla consumazione di rapporti: "Erano due ragazzi in piena tempesta ormonale - ha detto durante l’arringa -. I messaggi del mio assistito non erano finalizzati a ottenere prestazioni a pagamento".