ELIA BIAVARDI
Cronaca

Mia nonna cerca il viso di suo padre: aiutatemi a esaudire il suo sogno

Una storia familiare iniziata nel Dopoguerra a Reggio e approdata in Belgio. Patrizia nacque nel 1951 a Ougreé, ma il papà Paolo tornò poco dopo in Italia. Non ha mai saputo che faccia avesse. Ora, grazie al nipote, vuole scoprirlo

A destra, Matheo Feburier con la nonna Patrizia, 73 anni. A sinistra, la lapide nel cimitero di Coviolo

A destra, Matheo Feburier con la nonna Patrizia, 73 anni. A sinistra, la lapide nel cimitero di Coviolo

Reggio Emilia, 15 maggio 2025 – “Ciao, mi chiamo Mathéo, e ho bisogno di voi: potete aiutarmi a trovare una foto del mio bisnonno?”.

Inizia così la lettera che è arrivata alla nostra redazione, scritta da un ragazzo francese di vent’anni. Il suo nome è Mathéo Feburier e, insieme alla richiesta, ci ha affidato una storia dal sapore cinematografico. Una storia di silenzi familiari, di distanze geografiche e temporali, ma anche di affetto, ostinazione e tenerezza. Il protagonista di questa si chiamava Paolo Losi, nato a Reggio Emilia il 5 dicembre 1930 e morto il 12 dicembre 2009. “Ho il suo atto di nascita e quello di morte – scrive Mathéo – ma vorrei sapere se è possibile ottenere qualche informazione in più su di lui, magari anche trovare il suo annuncio funebre e, con un po’ di fortuna, una fotografia”.

L’obiettivo è toccante: “Mia nonna non ha mai conosciuto suo padre né l’ha mai visto. Il suo sogno è poter vedere almeno una sua immagine. E io voglio realizzare questo sogno”. Sua nonna si chiama Patrizia Gabriella Zaira, ha 73 anni, ed è nata a Ougrée, in Belgio, l’8 luglio 1951. Mathéo è cresciuto ascoltando la sua storia, e col tempo il legame tra loro è diventato profondo: “Durante la scuola sono stato spesso solo e respinto dai compagni. È in quel periodo che mi sono avvicinato molto a mia nonna. Oggi parliamo spesso della sua vita, siamo molto legati”.

La madre di Mathéo si chiama Fanny, ed è figlia di Patrizia. Oggi la famiglia vive a Hazebrouck, nel nord della Francia, dove i nonni si trasferirono dopo essersi conosciuti in Belgio.

Mathéo è uno studente, curioso e determinato. Da oltre sette anni porta avanti questa ricerca: “È così complicato, ma mia nonna mi ha detto che sa che sono capace di riuscire a trovare una foto di suo padre. Non sa che ho scritto a voi: voglio farle una sorpresa se riusciremo a trovarla”.

Per farlo, ha contattato l’ufficio di stato civile, ottenuto i documenti ufficiali, scritto al comune di Seraing (Belgio) – dove nel 2026 potrà finalmente ricevere l’atto di matrimonio del bisnonno, una volta trascorsi i 75 anni necessari – e perfino chiesto aiuto a un’agenzia di pompe funebri, che gli ha inviato una foto della tomba di Paolo Losi nel cimitero di Coviolo, a Reggio Emilia. Ma su quella lapide, purtroppo, non compare alcuna immagine.

Dalle ricerche è emerso che Paolo Losi nacque nella frazione reggiana di Villa Santa Croce, figlio di Umano Losi ed Ester Baricchi. Nel 1949 ebbe una prima figlia da una giovane donna che in seguito sposò il 16 giugno 1951 a Ougrée. Proprio lì, poche settimane dopo, nacque Patrizia. Ma la serenità familiare fu breve: la coppia si separò poco dopo e Paolo tornò in Italia, dove nel 2009 morì presso l’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

Un dettaglio ancora irrisolto riguarda un nome comparso sull’atto di battesimo della nonna: Maria Pia Losi. “Non sappiamo chi sia – racconta Mathéo – forse una sorella di Paolo o una sua zia. È un’altra pista”.

A sostenerlo in questa impresa c’è anche una persona in Italia: si chiama Desy. “Ero bloccato con le ricerche, così ho scritto in alcuni gruppi Facebook, e Desy mi ha risposto. Da allora mi aiuta moltissimo: ha fatto ricerche per me sui siti di genealogia, ha tradotto documenti in italiano, visto che io non lo parlo, e ha trovato informazioni anche nei cimiteri. È davvero gentile e vive nello stesso paese del nonno di Paolo, Primo Losi, a Massenzatico”.

Oggi Mathéo cerca un’immagine, un ricordo, una traccia del volto di quell’uomo che per la sua famiglia è rimasto a lungo solo un’ombra. E lo fa con una dedizione rara, che speriamo possa trovare risposta anche grazie alla memoria collettiva dei lettori.

Chiunque avesse conosciuto Paolo Losi o possedesse fotografie, ricordi o documenti che possano aiutare questo ragazzo nel suo viaggio di memoria, può scriverci all’indirizzo della redazione cronaca.reggioemilia@ilcarlino.net. Ogni piccolo frammento può fare la differenza.