Omicidio Cecilia, nuove accuse all’assassino. "Prima di ucciderla l’ha violentata"

Genco ieri non ha risposto alle domande del giudice Guareschi. Per il sostituto Pantani è "un soggetto altamente pericoloso"

Il pubblico ministero Maria Rita Pantani

Il pubblico ministero Maria Rita Pantani

di Alessandra Codeluppi

C’è anche la violenza sessuale tra i reati ipotizzati a carico di Mirko Genco, il 24enne reo confesso dell’omicidio della sua ex, la 34enne Cecilia Juana Hazana Loayza, sgozzata nella notte fra venerdì e sabato a pochi passi dalla sua casa di via Melato.

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Dopo essere stato fermato, il rappresentante di commercio ha raccontato che la 34enne era ubriaca, che lo aveva seguito volontariamente verso casa e che con lei aveva avuto un "rapporto consenziente" nell’area verde dove poi la giovane è stata trovata morta. Il pm Maria Rita Pantani, titolare dell’inchiesta, non esclude che la 34enne possa aver subìto un abuso poco prima di essere uccisa, proprio quando era forse annebbiata dall’alcol - su questo però non c’è al momento conferma - e stesa a terra.

"Prima di commentare, aspetterei l’autopsia: al momento non abbiamo prove. Anche a detta anche del pm, non c’è certezza che vi sia stata violenza. È tutto da dimostrare", dichiara Alessandra Bonini, avvocato difensore di Genco. Il 24enne deve rispondere di omicidio con tre aggravanti: futili motivi, l’aver colpito una vittima di stalking reiterato da parte sua e in condizioni di minorata difesa. Alle due accuse più gravi si aggiungono l’appropriazione indebita delle chiavi di casa della ragazza (prese dopo averla tramortita), la violazione di domicilio (per essere andato a prendere nell’abitazione della vittima il coltello con cui poi l’ha uccisa) e il porto abusivo d’armi.

Al momento la Procura non ravvisa la premeditazione: "In effetti il mio assistito - rimarca il legale - non aveva portato il coltello con sé da casa propria".

Genco è comparso ieri davanti al gip Silvia Guareschi per l’udienza di convalida del fermo. Videocollegato dal carcere della Pulce, si è avvalso della facoltà di non rispondere: "Era inutile che ripetesse ciò che aveva già detto durante la prima confessione, che era stata abbastanza esauriente", commenta il difensore, al quale lui è apparso "tranquillo".

L’udienza, durata un’ora e un quarto, è stata assorbita per mezz’ora dal pm Pantani: lo ha definito "socialmente pericoloso", chiedendo la custodia cautelare in carcere. Il difensore si è rimesso a giustizia sulla convalida e non ha chiesto misure alternative: "Mancano i presupposti". Il giudice si è riservato la decisione. Secondo l’avvocato, "ha trovato conferma nelle investigazioni e anche nelle immagini delle telecamere" il racconto di Genco, "ripreso mentre andava dal locale al parco": la strada fatta insieme, la foto scattata poco prima con alcuni amici in un locale e pubblicata su Instagram che ha scatenato la sua gelosia, insieme a qualcosa che dev’essere successo mentre passeggiavano. Poi lui è salito a casa, ha preso il coltello, "mentre il figlio di lei dormiva", è sceso e l’ha uccisa. La nonna si sarebbe accorta per un attimo che c’era qualcuno in casa. Lui, che abita a Parma, ha detto di essere arrivato a Reggio in taxi.

Su dove sia andato dopo il delitto, non c’è chiarezza: il giorno dopo, comunque, è stato bloccato mentre stava vendendo contratti con il porta a porta.

Ieri si è anche tenuto il conferimento dell’incarico per eseguire l’autopsia. La Procura ha nominato Vittorio Gatto dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Modena, che ha preso 60 giorni per depositare la sua relazione. Il pm Pantani vuole accertare se ci siano stati ulteriori atti di violenza sulla vittima e ha anche disposto esami tossicologici. La difesa non ha nominato propri consulenti, mentre si riserva di farlo l’avvocato Federico De Belvis, che, su incarico del padre, tutela il bambino come parte offesa.