Omicidio barista Reggio Emilia, video choc: e il killer dà una testata al muro

Proiettato in aula il filmato del delitto al Moulin Rouge, Boukssid non regge alle urla della sua vittima

La comunità cinese chiese a gran voce giustizia

La comunità cinese chiese a gran voce giustizia

Reggio Emilia, 23 aprile 2022 -  Tre minuti interminabili. Un ritorno alla violenza e all’orrore che hanno funestato quel giorno di tre anni fa, l’8 agosto 2019, quando Hui Zhou, 24enne cinese conosciuta come ‘Stefania’, fu uccisa nel bar ‘Moulin rouge’ all’ex Foro Boario per mano del marocchino 36enne Hicham Boukssid, al quale è stata diagnosticata una seminfermità mentale e ora a processo. Il delitto è stato ‘rivissuto’ ieri in tribunale, dove la Corte d’Assise ha chiesto di proiettare il video che documenta quel momento, fatto che ha suscitato una reazione emotiva eclatante nell’imputato, tanto che è stato necessario portarlo via con l’ambulanza.

Ma andiamo con ordine. Quando i giudici hanno domandato la proiezione del filmato, l’avvocato difensore Pina Di Credico ha chiesto che Boukssid fosse accompagnato fuori dall’aula. Il 36enne è stato così fatto accomodare nella stanza che si trova accanto, oltre il gabbione in vetro, dove non poteva vedere. Ma l’accorgimento non si è rivelato sufficiente a proteggerlo dall’impatto con quel filmato, in cui si vedeva l’uomo entrare nel bar e poi si sentivano le urla della ragazza, ripetute e strazianti, mentre Boukssid la prendeva a coltellate.

I momenti terribili immortalati nel video hanno scosso tutti, in primis alcuni parenti della vittima seduti accanto alle attiviste dell’associazione ‘Nondasola’. Impossibile, anche per le altre parti, restare indifferenti di fronte a quel momento di estrema brutalità.

Boukssid, seppur portato in un locale a parte, ha però sentito l’audio. E, come se stesse rivivendo quegli attimi, ha reagito a sua volta. Ha urlato e gridato più volte: "Voglio morire! Stefania, perché l’ho fatto? Voglio morire con te!".

Poi si è sentito un botto: l’imputato si è buttato con la testa contro il muro. Subito si sono precipitati nella stanza accanto sia l’avvocato Di Credico, sia due dei quattro psichiatri nominati consulenti in aula per essere sentiti, ovvero Gianfranco Rivellini e Margherita Forghieri. nsieme hanno cercato di calmarlo e poi hanno chiamato il 118, che poi ha portato Boukssid in carcere, dove si trova detenuto nella sezione Atsm (Articolazione per la tutela della salute mentale), perché fosse affidato allo psichiatra che lo segue abitualmente.

Il 36enne deve rispondere di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e futili motivi, accuse formulate dal pm Marco Marano, titolare dell’inchiesta. Ieri sono stati risentiti anche gli psichiatri incaricati dalle parti, che si sono espressi sulla compatibilità tra lo stato di salute mentale del 36enne e le aggravanti contestate.

A lui è stato diagnosticato un disturbo della personalità schizotipico, "con un nucleo deliroide che permea la sfera affettiva".

Il suo era un amore malato nel senso letterale, perché la relazione con Hui esisteva solo nella sua testa. Rivellini, nominato dal tribunale, ha sostenuto che tutte le aggravanti sono incompatibili. Renato Ariatti, consulente del pm, ha bocciato i futili motivi, sostenendo però crudeltà e premeditazione sono ravvisabili: la prima dev’essere valutata a latere della malattia, riguardando la condotta omicidiaria, l’altra può configurarsi perché lui avrebbe potuto fare scelte alternative. Giuseppe Cupello, nominato dai parenti costituiti parti civili - tutelati dagli avvocati Giulio Cesare Bonazzi e Simona Magnani - ha sostenuto un no per i futili motivi e sì per le altre due aggravanti. Forghieri, incaricata dalla difesa, le ha bocciate tutte e tre, rimarcando che non vi sia stata crudeltà perché l’azione era diretta a uccidere ma non a infierire e che le scelte alternative fossero viziate dal problema mentale. Nella prossima udienza la discussione.