Omicidio Cadelbosco, l'avvocato di Dante Sestito: "Il colpo di pistola partito per errore"

Il difensore Colacino racconta la scena dell’omicidio, mentre Sestito resta in silenzio davanti al giudice. La procura non ravvisa la premeditazione

Dante Sestito, 70 anni: con un revolver risultato rubato ha ucciso l’ex dipendente

Dante Sestito, 70 anni: con un revolver risultato rubato ha ucciso l’ex dipendente

Cadelbosco Sopra (Reggio Emilia), 27 ottobre 2021 Assoluto silenzio. Lui, Dante Sestito, 70 anni, ha fatto questa scelta davanti al giudice delle indagini preliminari Silvia Guareschi, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Non ha fatto neppure dichiarazioni spontanee: nessuna parola spesa per il 28enne Salvatore Silipo, che lui è accusato di avere ucciso sabato pomeriggio con un colpo di pistola esploso dentro la sua officina di pneumatici a Cadelbosco.

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Un silenzio che stride con la descrizione che fa di lui l’avvocato difensore Luigi Colacino, che ieri lo ha assistito durante l’udienza alla Pulce, da cui si sono videocollegati col tribunale. "Lui è disperato, sta male. È un gesto che non gli appartiene", afferma il legale che vuole aprire uno squarcio sulla possibilità di leggere l’omicidio come una disgrazia: nel senso che la situazione, a un certo punto, a Sestito sarebbe scappata di mano. "Non può essere stata un’esecuzione - esordisce l’avvocato Colacino -. Sicuramente c’è la questione della rivoltella (portata sul posto e risultata rubata, ndr) , sicuramente le minacce: l’intento era di fare paura, ma poi è partito un colpo. Si è comunque trattato di un incidente: Sestito non aveva alcuna volontà di uccidere". Parole con cui l’avvocato di fatto vuole esorcizzare la premeditazione, aggravante che al momento la Procura non ha ipotizzato, mentre vengono contestati i futili motivi. Il legale ravvisa alcune incongruenze: "Nessuno commette volontariamente un omicidio in presenza di testimoni, e dentro uno stabile di proprietà. Non può essere stata un’esecuzione". Accanto alla vittima, sabato a Cadelbosco c’erano il fratello Francesco Silipo e il cugino Piero Mendicino, dopo il colpo scappati di corsa: in base a quanto raccontato dai parenti del morto, i tre sarebbero stati convocati a Cadelbosco, per discutere di un furto di gomme che sarebbero state rubate dal 28enne ucciso.

Sul movente, la difesa non si sbilancia: "Ancora non si è capito: potrebbe essere dovuto a un ammanco, forse di pneumatici come ho letto sui giornali". I tre sarebbero stati fatti inginocchiare, circostanza che il difensore interpreta come "legata alle minacce. C’era la volontà di impaurirli, ma - ribadisce - non quella di uccidere".

In udienza il pm Giannusa ha chiesto per Sestito la custodia cautelare in carcere, mentre il gip si è riservato la decisione. La difesa ha anche deciso di nominare un proprio consulente informatico per l’accertamento tecnico irripetibile, anticipato dal Carlino, disposto dalla Procura - che ha incaricato Christian Mauro - su telefoni e computer, per scandagliare i contenuti. Ieri si è anche svolta per tutto il pomeriggio l’autopsia su Sestito, portato all’istituto di Medicina legale di Modena: la Procura ha nominato il medico Alessandra Silvestri, la difesa ha incaricato Paolo Redeghieri, mentre i parenti della vittima, tramite l’avvocato Mattia Fontanesi, Giorgio Chiessi: i familiari attendono il nulla osta per celebrare i funerali a Cutro, paese d’origine.