Omicidio Reggio Emilia, Bruzzone: "Genco? Una bomba innescata, patteggiamento non idoneo"

La criminologa: "Con il suo profilo come si fa a dire che non fosse pericoloso? Merita l’ergastolo senza neanche passare dal via. La seminfermità? In ogni caso non si va sotto i 30 anni"

Il parco del delitto, Mirko Genco e Cecilia Hazana (Ansa)

Il parco del delitto, Mirko Genco e Cecilia Hazana (Ansa)

Reggio Emilia, 28 novembre 2021 - Roberta Bruzzone, esperta criminologa, l’omicidio di Cecilia secondo lei si poteva evitare? "Sulla carta sì. C’è stata una sottovalutazione di partenza. Ma si poteva evitare nel momento in cui tutta una serie di ingredienti fossero andati in una certa direzione. Purtroppo tanti fattori sono andati per il verso sbagliato".

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Analizziamo questi fattori. Da cosa vuole partire? "Tra le principali e molteplici criticità secondo me c’è il fatto che la vittima non avesse un avvocato che la tutelasse; da quel che mi risulta infatti non è mai stata presente alle udienze del procedimento giudiziario precedente a carico dell’assassino reo confesso Mirko Genco per atti persecutori nei confronti di Cecilia stessa. Forse lei stessa non aveva capito di quale supporto potesse godere. Un legale avrebbe potuto dare qualche indicazione in più al pm".

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Ovviamente si riferisce al patteggiamento concordato di poco più di un mese fa sempre per stalking nei confronti di Cecilia... "Sì. Un patteggiamento con questo tipo di profilo non lo avrei valutato idoneo. O comunque non una pena di due anni. Era eloquente che Genco fosse un caso già psicopatologico".

Però dopo il primo arresto per stalking di un mese fa, durante una visita in ospedale, non erano emersi elementi psicopatologici. Insomma, le carte giudiziarie di quel procedimento ci dicono che fosse considerato un soggetto non pericoloso. "Questo per me è un aspetto sconcertante. Quella visita medica per me è quantomeno discutibile. Purtroppo accade molto spesso che soggetti esagitati vengono valutati psichiatricamente in maniera molto blanda. Sappiamo che l’uomo avesse avuto lo stesso tipo di condotta persecutoria anche nei confronti di un’altra donna, in una precedente relazione. Non è questo un indicatore di rischio di reiterazione? Un’escalation che sconfina nella serialità aggressiva tipico di chi non riesce a contenere la rabbia dopo la fine di un rapporto. Mi imbatto troppo spesso in referti clinici troppo generici. Occorre approfondire di più. Mi spiace dirlo per i colleghi che hanno svolto questi accertamenti, ma devono rivedere i loro criteri di valutazione. Genco era una bomba innescata, intollerante della frustrazione. Come si fa a dire che non fosse un soggetto pericoloso?".

La madre di Genco è stata ammazzata essa stessa da uno stalker. "Anche questo elemento non è di poco conto. Psicologicamente ha subìto un trauma enorme. Ed è evidente che non sia stato supportato abbastanza. E non intendo a livello familiare, perché per quanto possano essere stati importanti per lui i nonni coi quali è cresciuto, non si può sopportare un episodio simile che ha interferito nel suo sviluppo fino a diventare quello che noi chiamiamo un nucleo identitario patologico. È come se si fosse identificato nel persecutore che gli ha sottratto la madre, perché l’unico modo di avere un rapporto con una donna è controllarla".

Un altro elemento saliente è il fatto che non si sia presentato al primo incontro del percorso psicologico concordato con l’Ausl di Parma stabilito dalla condizionale assieme al patteggiamento. "Già qui abbiamo una pericolosità intrinseca. Non sarebbe stato reso obbligatorio questo percorso se non fosse stato un soggetto disturbato con problematiche importanti, no? Stiamo parlando di uno che ha registrato col proprio telefonino l’omicidio...".

La presidente del tribunale di Reggio, Cristina Beretti ha detto che «i giudici non sono dei chiaroveggenti». "Conosco la Beretti, la stimo moltissimo. È un giudice in gamba, illuminata e coraggiosa. Comprendo ciò che ha detto e immagino anche che il tribunale dopo questo omicidio sia stato fortemente provato. Nessuno ha poteri di chiaroveggenza. Però i protocolli di valutazione del rischio ci sono, ma bisogna metterli in atto".

Secondo lei l’ergastolo è inevitabile? "Sì, dritto per dritto e senza passare dal via. Credo però che una perizia psichiatrica, alla luce di ciò che ho detto, debba essere fatta. Per me nella sua psiche c’è una componente delirante. Non mi sentirei di escludere a priori la seminfermità. Ma diventa difficile non condannarlo a 30 anni".

Dottoressa, tre giorni fa si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne. Ogni anno sembra di esser qui a ripeterci sempre le stesse cose e non si fanno passi avanti... "Le rispondo coi numeri di una fotografia che è lo specchio di un Paese che si riempie la bocca di belle parole, di cambiare modelli e stereotipi, di quote rose e chi ne ha più ne metta, poi alla Camera, ad una votazione importante sul tema, su 630 deputati erano presenti in 8...".