Omicidio di Reggio Emilia, le due manifestazioni: "Siamo tutti come Alì, a 18 anni sei in strada"

L’amico del ragazzo ucciso: "Ti trovi senza casa e lavoro, dormi dove capita". Maria Diletto (’La nuova luce’): "Siamo tutti figli dello stesso dolore"

Fiori e lacrime alle manifestazioni per Alì, davanti alla stazione storica

Fiori e lacrime alle manifestazioni per Alì, davanti alla stazione storica

Reggio Emilia, 5 giugno 2023 – “Siamo tutti come Alì. Stiamo in comunità, poi quando compiamo 18 anni festeggiamo il compleanno finendo n strada". Tra gli amici di Mohamed Alì Thabet, il ragazzo ucciso in stazione nella notte tra martedì e mercoledì, ieri alla manifestazione delle 16.30 c’è anche Yed. Ha 19 anni, era vicino di casa di Alì in Tunisia, si sono rivisti a Reggio. "Era bravissimo, ma qui tutti finiamo in strada. A 18 anni anch’io sono stato messo fuori dalla comunità e ho dormito per quattro mesi dove capitava. Trovare casa e lavoro è molto difficile, nessuno ti aiuta".

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L’unico sostegno a questi ragazzi abbandonati arriva dall’associazione ’La nuova luce’, guidata da Maria Diletto, che scoppia più volte a piangere: "Quella sera Alì ha mangiato da me, adesso ho persino il senso di colpa per non avergli pagato l’albergo. Ma spero di non essere sola ad avere sensi di colpa".

Davanti alla foto del ragazzo, appesa al muro della stazione, vengono posati fiori e lumini. Alcuni ragazzi con il cellulare rimandano le immagini della manifestazioni ai familiari di Alì, in Tunisia. "Siamo tutti figli dello stesso dolore - chiude la Diletto -. Il pensiero, con il cuore in mano, va alla sua mamma". C’è spazio per la comunità islamica e per i cristiani, le preghiere si intrecciano, sono presenti una cinquantina di persone con "il dolore attaccato al cuore".

La sera, alle 19, tocca all’associazione ’Il dialogo’ (ne fanno parte molti immigrati tunisini) con il presidente Mohamed Messaoud, insieme ad altre associazioni. Solo una mancanza di comunicazione ha portato a organizzare due eventi distinti. "Alì ha affrontato una grande sfida senza ricevere gli strumenti adeguati - dice Messaoud -. La sua storia deve farci riflettere sulle ingiustizie che colpiscono i migranti". "E’ stato da noi quasi dieci mesi, ora siamo stravolti - dice Chiara Barbieri della Dimora di Abramo -. Diceva che era venuto qui con un sogno, ma il sogno si è rivelato molto più complicato". Interviene Ivan Mario Cipressi di Mondinsieme: "Dieci mesi poi via, a 18 anni deve uscire dalla comunità? Io ho due figlie, cosa potrebbero fare se le chiudessi fuori casa a 18 anni? Se la politica è cieca, occorre lavorare per dare una possibilità a tutte le persone. Non si può lasciare un 18enne da solo in un luogo che lui chiamava sogno, ma che è un inferno".

Paolo Patria