Reggiolo (Reggio Emilia), 13 ottobre 2018 - «Egregio presidente Sergio Mattarella, mi chiamo Milena Di Rosa…». Così comincia la lettera aperta inviata al presidente della Repubblica dalla giovane madre rimasta vedova a causa di un tremendo fatto di sangue: l’omicidio del marito, il 31enne Francesco Citro, avvenuto il 23 novembre dello scorso anno nell’abitazione della vittima a Villanova di Reggiolo. Un delitto che vede indagato un vicino di casa (VIDEO), Giampaolo Dall’Oglio, in carcere in attesa del processo. Milena è rimasta con i suoi due figli in tenera età. Nei giorni scorsi ha inviato un video a «Le Iene» per chiedere un aiuto che le consenta di avere una vita indipendente con i suoi due bambini.
«NEI giorni subito dopo il delitto – scrive Milena a Mattarella – siamo stati circondati dalle istituzioni. Poi, col tempo, siamo stati dimenticati. Abbiamo la casa su cui grava un mutuo da pagare e che non possiamo usare per i ricordi che inevitabilmente quelle stanze ci riportano forte alla memoria, le risorse familiari sono ancora bloccate dalle procedure dell’indagine in corso. Io e i miei figli siamo ospiti nella casa dei suoceri: siamo accolti con tanto affetto e amore, ma ci manca una vita indipendente, che ora non possiamo permetterci. Vorrei avere un aiuto dalle istituzioni, da quello Stato capace di chiedere rapidamente risorse quando c’è da incassare, ma altrettanto lento e restio quando occorre aiutare chi davvero ha bisogno dopo aver vissuto un’esperienza terribile come quella dell’omicidio di un familiare».
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MILENA vorrebbe una sistemazione abitativa «anche provvisoria, in attesa di poterci rimettere in sesto con le economie familiari e con le difficoltà che in questi casi colpiscono anche la psiche, il modo di pensare, il modo di affrontare la vita di ogni giorno». E ancora: «Vorrei trovare un lavoro, anche umile, che mi permetta di guadagnare il necessario per mantenere la mia famiglia, i miei figli. Non chiedo la luna, ma semplicemente la possibilità di un’esistenza basata su qualche certezza. Ci aiuti».