Omicidio di Reggiolo, prima di morire ha urlato: "Bastardo" / FOTO e VIDEO

Francesco Citro, 31 anni, freddato sulla porta di casa a Villanova di Reggiolo. Tre ore prima l’incendio doloso dell’auto intestata alla moglie. Indaga anche l’Antimafia

L’arrivo del colonnello Antonino Buda e del pm  Valentina Salvi

L’arrivo del colonnello Antonino Buda e del pm Valentina Salvi

Reggio Emilia, 25 novembre 2017 – Cinque colpi di pistola conficcati nella porta di casa, uno che trapassa la fessura della serratura. È stato freddato davanti alla moglie e ai due bimbi piccoli, nel suo appartamento, in mezzo a una corte di almeno trenta appartamenti, Francesco Citro, 31 anni, autotrasportatore originario di Torre Melissa (in provincia di Crotone) residente a Villanova di Reggiolo (FOTO e VIDEO).

Appena tre ore prima, intorno alle 20, l’incendio doloso dell’auto intestata alla moglie, ma che usava lui: una Golf in sosta sotto casa. E poi l’orrore: diversi colpi di pistola che non gli hanno lasciato scampo. Il suo assassino è riuscito a superare il cancello della corte, a entrare nell’androne e a sparare con una pistola: quei boati li hanno sentiti tutti gli inquilini. Tracce del sangue del giovane erano sul pianerottolo, ma poi il suo corpo senza vita è stato trovato in casa, con la porta crivellata di colpi. Alcuni bossoli sono stati recuperati. Uno lo avrebbe raggiunto al cuore.

E nella tarda serata di ieri, dopo aver raccolto decine di testimonianze e prove, gli inquirenti ancora non si sbilanciavano sulla matrice dell’omicidio. Nessuna pista è stata esclusa e si procede a 360 gradi non tralasciando il fatto che, viste le modalità efferate, si possa essere trattato di un omicidio sviluppato nell’ambito della malavita. L’Antimafia indaga sui ripetuti roghi dolosi e sulla vicenda.

Il delitto si è consumato in un elegante quartiere residenziale in via Giovanni XXIII a Villanova di Reggiolo poco dopo le 23. Verso le 20 l’incendio dell’auto intestata alla moglie, Milena De Rosa, di 29 anni, nata a Montecchio ma originaria di Cutro. L’intervento di Citro, insieme ai vicini di casa, aveva permesso di evitare danni maggiori. Dopo l’arrivo di vigili del fuoco e carabinieri l’emergenza sembrava risolta, con l’avvio delle indagini e qualche sospetto. Ma verso le 23 la tragedia.

Poco dopo che i familiari di Francesco hanno lasciato l’appartamento, dove si erano intrattenuti fino a tardi, qualcuno ha raggiunto la palazzina al civico 10 di via Giovanni XXIII, sparando contro il camionista, mentre in casa si trovavano la moglie, i due figli piccoli di 7 e due anni e mezzo, oltre a un parente, in questi giorni ospite di Citro.

I vicini hanno raccontato di alcuni spari. E del grido di Francesco, prima di morire: «Bastardo». C’è una versione dei fatti, raccolta dai carabinieri, secondo cui Francesco era in bagno per farsi la doccia, quando sarebbe stato attirato fuori da alcuni forti rumori. Quando ha aperto la porta sarebbe scattato l’agguato mortale. Ma in base alle tracce di sangue trovate pure lungo le scale, sembra che Citro sia sceso al piano terra, dove probabilmente è stato affrontato dal suo assassino.

Uno, due colpi esplosi lungo le scale, con Francesco che resta ferito, ma riesce a raggiungere l’appartamento. Poi altri colpi: alcuni (quattro o cinque) si conficcano nella porta, altri entrano addirittura in casa per fermarsi contro un mobile, almeno due raggiungono il camionista. Un colpo al cuore è fatale.

La sparatoria è stata subito segnalata ai carabinieri. In pochi minuti sono arrivate alcune pattuglie, oltre all’ambulanza della Croce rossa di Reggiolo e il personale dell’automedica di Correggio. Si è tentato di rianimare il camionista colpito al petto. Ma per lui non c’è stato nulla da fare. Intanto, la moglie Milena ferma a tre metri dal corpo del marito, durante le fasi del massaggio cardiaco pregava: «Signore, tu sei grande. Ti prego, salvalo, non farlo morire», continuava a ripetere tenendo un piccolo crocefisso tra le mani.

Purtroppo, poco dopo i soccorritori si sono arresi all’evidenza: Francesco era ormai privo di vita. Mentre in casa erano rimasti ancora l’ospite con la moglie e i due bambini. Davanti alla casa sono tornati in fretta anche i genitori della vittima e altri parenti. A tarda notte sono stati visti portare via i bambini, con la più piccola avvolta in un fagotto di coperte, tra le braccia di una donna.

Sul posto anche il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Antonino Buda, il maggiore Luigi Regni, i reparti scientifici, ai quali si sono aggiunti il medico legale e il sostituto procuratore Valentina Salvi, la quale ha effettuato un sopralluogo insieme agli investigatori.