CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Operatore aggredito al pronto soccorso da un paziente: “Ha tentato di strangolarmi in bagno, non riuscivo più a respirare”

Reggio Emilia, il 38enne: “In quel momento pensavo solo a mio figlio. Se là dentro, al mio posto, ci fosse stata una delle mie colleghe, non so se ne sarebbe uscita viva”. Ferrara (Cisl): “In ospedale serve un posto di polizia h24”

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All'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia è arrivata la polizia (foto archivio)

Reggio Emilia, 7 ottobre 2024 – “Mi ha messo le mani al collo, all’improvviso, e ha iniziato a stringere. Mi ha sbattuto contro il muro. In breve ero a terra. Mi guardava negli occhi, diceva ‘Ti ammazzo, devi morire’. Non riuscivo più a respirare. Avevo il terrore che nessuno mi sentisse, davo dei pugni sul muro cercando di dare l’allarme. In quel momento, ho pensato a mio figlio. Se là dentro, al posto mio, ci fosse stata una delle mie colleghe, non credo ne sarebbe uscita viva”. Non è una testimonianza di guerra, ma il racconto agghiacciante di un operatore socio sanitario, 38 anni, aggredito in modo brutale da un paziente, l’altra notte, al pronto soccorso del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Aveva il compito di prelevare le urine a un ragazzo, della zona dell’Appennino, che era stato soccorso dopo un incidente in auto in cui aveva fatto tutto da solo ed era stato portato in ospedale, dove è arrivato visibilmente ubriaco.

Erano le 2.30 della notte tra sabato e domenica, quando tutto è iniziato. “Prima, quando abbiamo cominciato con i prelievi, eravamo due infermieri e io – ricorda l’oss -, il paziente dava segni di squilibrio, faceva battute, diceva cose senza senso. Quando facevamo l’eco all’addome, diceva: ‘Speravo di essere incinto, speravo di avere un drago qui dentro così esce fuori e brucia tutto’. Ci insultava, anche: ‘Non sapete fare il vostro lavoro, mi avete rotto...’. Siamo andati avanti lo stesso e siamo riusciti a effettuare i prelievi. Poi io avevo il compito di raccogliere le urine. La prima volta ha orinato a terra, invece che nel vasetto, e poi ha detto che non aveva più lo stimolo. La seconda, invece, ha orinato nel contenitore ma poi ha gettato subito il vasetto nel water. La terza volta, eravamo nell’atrio del bagno, mi insultava, mi chiedeva di farmi gli affari miei, di stargli lontano, con minacce irripetibili. Io cercavo di rassicurarlo”.

In un attimo, però, il paziente gli ha messo le mani al collo: “Mi ha afferrato al collo e mi ha sbattuto contro il muro, stringeva forte – riferisce, con una certa fatica -, io ero con le spalle contro il muro, lui si faceva forza spingendo con il piede contro l’altro muro, quello dietro di lui. Sono scivolato a terra e lui continuava a stringere. Mi guardava dritto negli occhi, ‘Ti ammazzo, devi morire’, diceva. La mia paura più grande in quel momento era che nessuno si accorgesse di quanto stava accadendo. Non credo si sarebbe fermato. Davo pugni contro il muro, ma non arrivava nessuno. A un certo punto, sono riuscito a girarmi e mi sono lanciato fuori dal bagno”. Un’aggressione brutale durata non pochi secondi, ma alcuni minuti.

“Poi i colleghi si sono accorti che mi stava strangolando”.

Ed è arrivata la polizia: gli uomini delle Volanti sono riusciti a bloccare il soggetto, un 27enne dell’Appennino, che è stato denunciato. Ieri, l’oss è andato a sporgere denuncia formale in Questura.

In quei momenti lunghissimi in pronto soccorso, “il pensiero è andato a mio figlio. Ho avuto molta paura, se ci fosse stata una delle colleghe, al mio posto, non so se sarebbe uscita da quel bagno”.

Una situazione, questa, “all’ordine del giorno, scene simili si verificano continuamente. Proprio la sera prima, un nostro collega è stato aggredito da un uomo di origini marocchine”. Insostenibile andare a lavorare così, non sapendo mai cosa potrà accadere una volta iniziato il turno.

“Serve un posto di polizia h24 – l’appello del 38enne –, ma serve anche più personale, quella notte eravamo pieni fino alla testa, con varie emergenze in contemporanea, anche volendo non potevo evitare di essere da solo con quel paziente in quei momenti, tutti gli operatori presenti erano impegnati”.

"La notte scorsa al Santa Maria un operatore socio sanitario è stato quasi ammazzato mentre prelevava da un ubriaco un campione di urine – dichiara Gennaro Ferrara, segretario generale di Cisl Fp Emilia Centrale -. Vogliamo andare avanti così, un pestaggio dopo l’altro? Oppure cerchiamo di alzare, insieme, un argine contro l’onda di piena della violenza? Diciamo la verità: il posto di polizia nel più grande ospedale del territorio non può chiudere alle ore 13. Il posto di polizia deve essere aperto h24”, scandisce Ferrara, chiedendo "un Piano Marshall contro la violenza, un’agenda condivisa di cose pratiche. Mi appello all’azienda Usl e al sindaco Marco Massari, che è un medico e persona molto capace, affinché ci aiutino ad aprire questo cantiere per la sicurezza”. Anche secondo Ferrara, occorre la presenza della polizia tutto il giorno. “Capisco che i poliziotti costano, capisco che i bilanci dello Stato soffrono, ma non è civile chiedere a chi lavora per salvarci la pelle di mettere a rischio la sua. Dico: bene al carcere deciso per chi picchia i sanitari, ma a parere del sindacato non basta. Assolutamente. Occorre intervenire a monte, sottolinea Ferrara. E nei campi di battaglia più duri come il servizio psichiatrico di Correggio o la Rems di Reggio, “ci sono pluripregiudicati, criminali che non hanno paura del carcere. Non possiamo chiedere ai sanitari di correre, ogni giorno, a barricarsi nelle guardiole e di rischiare la loro vita”.

Tra le altre cose, il sindacato chiede anche di ridurre i tempi di attesa e non lasciare sole le persone. “Cisl Fp sostiene la necessità di un assistente di sala nei pronto soccorsi, che aggiorni le persone in attesa, risponda ai loro dubbi, aggiorni i pazienti sullo stato della loro visita – le parole di  Ferrara –. Un progetto che ci è stato presentato da infermieri vittime di violenza e che riteniamo fattibile, credibile ed efficace”.