Orietta Berti, l'autobiografia "Nella mia vita fortuna e drammi terribili"

La cantante si racconta, in libreria da lunedì: "Sono felice di ciò che ho avuto, ma ho perso affetti importantissimi"

L'incontro di Orietta Berti con Papa Francesco

L'incontro di Orietta Berti con Papa Francesco

Reggio Emilia, 19 settembre 2020 - “Tra bandiere rosse e acquasantiere“ (Rizzoli) c’è tutta la vita dell’Orietta nazionale. L’autobiografia di una cantante che ha fatto la storia della musica tricolore, è in uscita in tutte le librerie da lunedì. Un lungo viaggio dove Orietta Berti si è raccontata con emozione e tanta sincerità. Un percorso lastricato di successi, tra oltre 15 milioni di dischi venduti, undici edizioni di Sanremo e tour in tutte le parti del mondo. Ma il libro, oltre a raccontare la vita e la carriera di Orietta, dipingono uno spaccato storico di un Paese che usciva da una guerra e voleva rialzarsi con grande dignità. Raccontano la storia dei nostri genitori e dei nostri nonni, in una Emilia orgogliosa, piena di vita e di coraggio.  

Tra bandiere rosse e acquasantiere: com’è stata la sua infanzia? “Sono nata a Cavriago il primo giugno del 1943: la vita in paese scorreva proprio come in “Don Camillo e Peppone”. Comunisti e democristiani che si beccavano continuamente. Figlia unica di due genitori non più giovanissimi, sono sempre stata circondata da tanto affetto. La mia mamma era comunista convinta, con certezze granitiche. Con lei andavo ai comizi, reggendo la bandiera rossa. Il mio papà, invece, era molto cattolico e con lui andavo alle processioni”. Com’è nata la passione per la musica? “Sono diventata cantante per amore di mio padre, grande appassionato di musica, scomparso prematuramente in un brutto incidente stradale. Era lui che mi portava ai primi concorsi”. C’è qualcuno a cui è particolarmente grata? “Devo tutto al maestro Giorgio Calabrese (autore di importanti canzoni italiane, ndr). Fu lui a credere in me e nel mio talento. Mi scoprì nel ’61 ad un concorso per giovani debuttanti al teatro Municipale di Reggio.Il concorso si chiamava il Disco d’oro e con me, si affacciava alla ribalta anche Iva Zanicchi“. A chi dedica questo libro? “A mio marito Osvaldo, con il quale vivo in simbiosi da sempre. Ci siamo sposati il 14 marzo del 1967 nel Santuario di Bismantova e non ci siamo più lasciati. Abbiamo sempre condiviso tutto e continuiamo a farlo. Ma lo vorrei dedicare anche ai miei figli Omar e Otis e alla mia nipotina Olivia (figlia di Otis). “ Se dovesse fare un bilancio di come è andata la sua vita, sarebbero di più i tasti neri o quelli bianchi ? “Sono felice di come mi sono andate le cose. Certo, non è stato tutto rose e fiori. Ho vissuto anch’io drammi terribili e ho perso affetti importantissimi. Ma sono stata anche molto fortunata. Ho vissuto gli anni d’oro della musica leggera e continuo a fare le mie scelte musicali in grande libertà. Sta per uscire un cofanetto per celebrare i miei 55 anni di carriera, dove canto canzoni nuove. Melodie contemporanee che mi emozionano. Ne vado orgogliosa.” Tanti incontri importanti nella sua vita. Quali l’hanno toccata maggiormente? “Ho avuto la fortuna di incontrare tre papi e ognuno di loro mi ha regalato emozioni diverse. Nel 2000 ho conosciuto Papa Giovanni Paolo II quando conducevo per Raiuno il Giubileo degli ammalati. Cinque anni dopo, ho stretto la mano a Papa Ratzinger, mentre nel 2016, ho è stata una gioia parlare con Papa Bergoglio, il quale mi ha detto, citando Sant’Agostino, che “chi canta bene, prega due volte”.