
Le Fiamme Gialle lo accusano di contrabbando, riciclaggio e autoriciclaggio. Sequestati nell’operazione 1,1 milioni tra mazzette di banconote e costosi gioielli da polso.
Non semplici orologi di lusso ma capolavori di gioielleria e precisione oggetti del desiderio di molti ma accessibili a pochi. Alcuni acquisitati dalle case madri, altri di "secondo polso", alcuni falsi o con certificati falsificati. E poi un giro internazionale di false fatturazioni emesse da "società cartiere" (di fatto inesistenti) per centinaia di migliaia di euro. Al centro di questo vortice di denaro, lui: un brillante giovane pakistano residente nel Reggiano. Soprannominato "Tictoc", è accusato di contraffazione, contrabbando, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito dell’operazione "Real Time" della Guardia di Finanza di Reggio, scattata ieri all’alba. Denunciate con lui altre 7 persone.
Le Fiamme Gialle hanno posto sotto sequestro preventivo - finalizzato alla confisca - 1,1 milioni di euro tra mazzette di banconote ed orologi. A "Tictoc", principale indagato, è stata notificato l’obbligo di dimora nel territorio comunale di Reggio, con divieto di espatrio nonché la misura interdittiva dell’esercizio dell’attività di impresa nonché della possibilità di ricoprire incarichi direttivi. L’interdizione è relativa, inoltre, all’attività della sua società, specializzata in commercio all’ingrosso di orologi e di gioielleria. Accanto a questa ditta, che si occupava di commercio alla luce del sole, ve ne sarebbero state altre (le cartiere, gestite da prestanome) che movimentavano il fiume di denaro. Follow the money, segui i soldi.
Così ha fatto la GdF - coordinata dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci insieme ai pm Stefano Finocchiaro e Dario Chiari - prendendo le mosse dall’operazione Minefield del 2024, che aveva identificato soggetti che da Reggio, tramite anche prestanome e professionisti collusi, gestivano un giro di false fatturazioni che passava da Bulgaria e Grecia. Seguendo i movimenti di denaro dell’organizzazione criminale, captando conversazioni e telefonate, intercettando scambi telematici si sono definiti meglio i ruoli dei protagonisti.
Ed ecco che uno dei filoni investigativi si è sviluppato nell’inchiesta "Ten", che punta diretta al vertice del clan ‘ndranghetista Arabia, mentre ieri si è colpito chi avrebbe contribuito ad alimentare il "giro". Da Minefield emergeva che alcuni dei personaggi apicali giravano su auto di lusso, "sbocciavano" in locali di grido insieme a belle ragazze, e ordinavano al pakistano gli orologi status symbol. Ma l’acume investigativo ha dimostrato che, sotto la pacchiana ostentazione di ricchezza, veniva coltivato un verminaio di illeciti.
"Io lo chiamavo Tictoc - spiega al pm Chiari uno degli indagati - Ci rivolgevamo a lui perché sapevamo che ne aveva sempre". Cosa aveva? "Sempre contanti…perché aveva clienti che spesso e volentieri obbligavano quasi ad accettare i pagamenti in contanti perché non lasciavano tracciabilità".
Il Pm domanda se Tictoc sapeva a cosa servisse il denaro all’organizzazione criminale, cioè a restituire i profitti delle false fatturazioni. "Certo!". Di che somme in contanti stiamo parlando? "Si poteva arrivare al milione… Io ho visto la cassaforte". Tra le transazioni svolte dal pakistano e ricostruite dalla GdF ci sono compravendite di un Rolex Daytona per 115mila euro, di un Audemars Piguet Royal Oak da 58mila, di un Patek Philippe Nautilus da 44mila… Ben 37 orologi per un valore complessivo di 960mila euro. Le indagini mostrato che il pakistano non sarebbe stato solo un amico da cui acquistare i Daytona, un cliente a cui far evadere le tasse, ma la sua "concreta partecipazione all’iter criminoso... posto in essere dagli appartenenti ad un’associazione per delinquere, finalizzata alla gestione di numerose società fantasma operanti sia sul territorio nazionale che all’estero".
Tictoc secondo i pm - le cui valutazioni sono state accolte dal giudice delle indagini preliminari Luca Ramponi - avrebbe ricavato "ingenti vantaggi economici attraverso l’acquisto schermato di numerosi orologi di lusso, effettuati, solo formalmente, dalle società cartiere verso rivenditori ufficiali, poi rivenduti dallo stesso a soggetti privati". E gli altri 7 indagati? Sono uomini tra i 33 e i 53 anni, alcuni di origine calabrese altri reggiani e modenesi, sarebbero stati a vario titolo attori del "complesso ed articolato sistema fraudolento".
Secondo il comandante provinciale della Finanza Ivan Bixio ieri è stata messa a segno "un’azione preventiva e di contrasto capillare e chirurgica nei confronti di tutti quei fenomeni illeciti che danneggiano l’economia sana di mercato, mediante sistemi articolati di frode fiscale ovvero mediante l’introduzione di preziosi beni sul territorio dello Stato con marchi contraffatti ovvero in totale evasione d’imposta".