Reggio Emilia, "Al Santa Maria mi hanno detto di portarmi la sedia da casa"

Il caso, la paziente deve essere seguita 24 ore su 24

L'ospedale Santa Maria

L'ospedale Santa Maria

Reggio Emilia, 25 aprile 2018 - «Per passare la notte di fianco al letto d’ospedale dov’è in cura mia madre, non mi concedono una sedia. Mi è stato detto che devo comprarla o portarla da casa…». È la denuncia di Micaela Moscatelli nei confronti del Santa Maria Nuova dove da qualche giorno è ricoverata la madre, nel reparto di neurologia, dopo essere stata colpita da un’emorragia celebrale; una mazzata dopo un calvario lungo diversi anni per curare la demenza senile che l’affligge. Le figlie si stanno facendo in quattro per starle vicino. Ma vorrebbero però che perlomeno non gli venissero messi i bastoni fra le ruote. «Siamo disponibilissime per restarle accanto – racconta Micaela – E ci mancherebbe altro dato che si tratta di nostra madre. Per la sua delicata patologia ci è stata richiesta una supervisione ventiquattro ore su ventiquattro. E nonostante stiamo diventando matte, abbiamo accettato. Anche se non sarebbe richiesto e neppure obbligatorio. Ripeto, è pur sempre nostra madre e capiamo inoltre i tagli apportati alla sanità di cui l’ospedale non ha colpe, per cui non c’è abbastanza personale per l’assistenza».

Due giorni fa però Micaela si sente dare una risposta che ritiene assurda. «Dovevo trascorrere la notte di fianco a mia madre, dato che ci richiedono l’assistenza h24 appunto. Mi sono seduta su una sedia, ma le infermiere hanno detto che me la concedevano in via eccezionale. D’ora in poi invece devo comprarmela e portarmela da casa. Mi domando se sia una cosa normale. Possibile che in un ospedale di un capoluogo non ci siano abbastanza sedie per permettere al familiare di un paziente di dormirci? Eppure non credo che tutti gli allettati del reparto abbiano bisogno, spero, di assistenza per tutto il giorno come accade per mia madre. Servizio che sarebbe a carico del personale sanitario, non dei familiari tra l’altro…». Micaela non riesce a farsene una ragione e ha preso come un affronto questa richiesta. E mostra tutto il suo stupore. «Anche qualora dovessi portarmi una sedia da casa, cosa faccio? Me la porto avanti e indietro ogni volta che vado via o posso lasciarla in ospedale?».

Infine, illustra anche quella che è a tutti gli effetti un’ulteriore beffa. «Quando mia madre viene ospedalizzata, io e mia sorella perdiamo la legge 104 e anche l’accompagnamento. Perciò, ci viene richiesto un servizio d’assistenza h24 gratuito. E senza avere neppure giorni di permesso spendibili a lavoro. Soldi che perdiamo e che potremmo utilizzare invece pagando una figura che assista nostra madre. Invece il prezzo salato lo stiamo pagando tutto noi, sulla nostra pelle e persino per una semplice sedia…».