Reggio Emilia, ostaggi alle Poste. Mescolini: "Abbiamo temuto il peggio"

Francesco Amato, latitante di Aemilia, si è arreso dopo 8 ore. Il procuratore capo: "Soggetto pericoloso"

Reggio Emilia, i carabinieri prendono in custodia Francesco Amato (Ansa)

Reggio Emilia, i carabinieri prendono in custodia Francesco Amato (Ansa)

Reggio Emilia, 6 novembre 2018 - "Abbiamo temuto il peggio fin dall'inizio. Non era facile prevedere cosa potesse succedere da parte di una persona che si è rivelata lucida e coerente con la figura che è sempre stata". Il procuratore capo di Reggio Marco Mescolini ha incontrato poco fa i giornalisti per fare il punto sull'evento che ieri ha tenuto Reggio Emilia e l'Italia con il fiato sospeso per otto ore, cioè il sequestro alle Poste di Pieve Modolena di cinque dipendenti - da mezzogiorno quattro, dopo la liberazione di una donna che si era sentita male - da parte del 55enne Francesco Amato, condannato di 'Aemilia' a diciannove anni, che era irreperibile dal 31 ottobre, giorno della sentenza.

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Il procuratore capo, che nel processo di 'ndrangheta ha rappresentato insieme al pm Beatrice Ronchi la pubblica accusa, ha tratteggiato il profilo del 55enne. "La requisitoria su Francesco Amato, fatta dalla mia collega, è durata una mattina. L'entità della condanna descrive un personaggio coerente a ciò che si è dimostrato ieri. La sua storia criminale durante il processo è emersa con chiarezza".

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Sulla situazione tesa che si è protratta per otto ore, dalle 8.30 alle 16.45, quando Amato si è consegnato (VIDEO) e gli ostaggi sono stati liberati, Mescolini ha rimarcato l'importanza di aver potuto contare sul Gis dei carabinieri, "uno dei corpi speciali più preparati, motivo d'orgoglio per lo Stato, che hanno rappresentato un elemento d'ordine in una situazione così rischiosa".

Amato era un soggetto pericoloso? "Mi pare di sì", ha risposto Mescolini, elogiando il lavoro dei carabinieri. "La presenza del generale (Claudio Domizi, alla guida della legione Emilia-Romagna) e del Gis ci ha permesso di valutare tutte le possibilità", ha detto rispondendo su un possibile blitz anticipato con la forza, poi evitato grazie alla lunga opera di dialogo e mediazione con Amato.

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Il procuratore ha confermato da parte del condannato le richieste di parlare con i ministri Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta e anche la sua rivendicazione sui rischi del terrorismo, ma non quella su uno sconto di pena. "Questo lo si chiede facendo l'Appello. Valuteremo cosa sia stato decisivo per la resa e cosa no. Bisognerebbe capire che cosa stava cercando e che cos'ha avuto. Anche questo sarà elemento d'indagine".

Non solo "Non sappiamo cosa sia successo prima dell'evento alle Poste: faremo indagini", afferma Mescolini, che su cosa sia successo nei cinque giorni di latitanza dice invece come "sia quasi impossibile saperlo ora". A chi gli chiede se siano stati sentiti parenti di Amato, il procuratore dice di non poter rispondere.

Si sofferma invece sull'applauso che i familiari hanno rivolto al 55enne e sulle critiche a inquirenti e giustizia subito dopo la liberazione: "Sono scene - afferma - che non appartengono alla normalità di quanto avviene a queste latitudini. Dovremo riflettere, poi vedremo se se ne occuperà il mio ufficio". 

 

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