Band P38 ispirata alle Br, Bonaccini: "Sono indignato e disgustato"

Sia i membri della band che il gestore del circolo, Marco Vicini, sono attualmente indagati in concorso, con l’accusa di istigazione a delinquere

Stefano Bonaccini presidente della regione Emilia Romagna (foto Roberto Serra / Iguana)

Stefano Bonaccini presidente della regione Emilia Romagna (foto Roberto Serra / Iguana)

Reggio Emilia, 7 maggio 2022 - Il presidente della Regione Stefano Bonaccini si è detto "indignato e disgustato" riguardo la "sedicente band" P38, il cui concerto tenutosi il primo maggio al circolo Arci Tunnel di Reggio sta facendo parecchio discutere. "Ho visto le immagini e letto alcuni testi - ha aggiunto Bonaccini - che inneggiano alle peggiori pagine della nostra storia repubblicana, alla violenza brigatista, al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro". 

Sia i membri della band che il gestore del circolo, Marco Vicini, sono attualmente indagati in concorso, con l’accusa di istigazione a delinquere. "Bene che le procure e le forze dell'ordine si siano già attivate per identificare i responsabili e accertare ipotesi di reato – tuona il presidente –. Tutto ciò è inammissibile, soprattutto in questa terra che ha pagato un tributo di sangue enorme alla follia omicida del terrorismo". 

A fargli eco è anche l’onorevole Pd Andrea Rossi, secondo il quale dissociarsi dall’uso dell’immagine delle Brigate Rosse «è doveroso». Questo prevenendo anche eventuali concessioni date dall’estro artistico, "perché quel che è accaduto al circolo Arci tunnel è qualcosa di odioso e ingiustificabile - ha aggiunto -. Banalizzare il male è una tentazione forte di un mondo che si appoggia molto sul virtuale, dove tutto sembra possibile, dove la storia è appiattita in una confusione generale che rende i fatti continuamente mescolati alle opinioni".

Lo sdegno arriva anche dal coordinatore regionale di Forza Italia in Emilia-Romagna, Enrico Aimi, già intervenuto sul tema nei giorni scorsi: "I testi espliciti di quelle canzoni sono veri e propri inni alla violenza e al terrorismo e le cose, lo sappiamo, non avvengono mai per caso - ha detto il senatore -. Strizzare l’occhio alla parte sbagliata della storia non può rimanere senza conseguenze politiche. Reggio Emilia fatica ancora a scrollarsi di dosso la nomea di città in cui certo pericoloso fanatismo ancora sopravvive e inneggia alla lotta armata".