ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Padri disperati denunciano i figli: "Volevamo salvarli dalla droga"

La storia di due casi fotocopia in zona ceramiche e val d’Enza emersa dai rispettivi processi in tribunale. Un 47enne (assolto) e un 18enne (rimesso in libertà) accusati di maltrattamenti dai genitori per farli curare

Padri disperati denunciano i figli per salvarli dalla droga

Reggio Emilia, 9 novembre 2023 – “Non è vero quello che ho raccontato: mio figlio non mi ha mai picchiato". Fu il padre dapprima a denunciarlo ai carabinieri, e poi a dire in tribunale che quelle accuse erano false: "Volevo solo che lui fosse messo in comunità e guarisse dalla dipendenza dalla droga". Per il suo ‘ragazzo’, un 47enne della zona ceramiche, a seguito della denuncia sporta dal genitore, classe 1938, scattarono le manette nel luglio 2022. Ne è scaturito un processo che ieri ha visto l’assoluzione del figlio, difeso dall’avvocato Carmine Migale, dalle accuse di maltrattamenti ed estorsione al padre per condotte avvenute nel distretto ceramico. La denuncia è nata dalla disperazione che può vivere un genitore dilaniato: da una parte l’amore incondizionato per il figlio che deraglia, e la volontà di salvarlo; dall’altra l’impotenza di fronte al problema travolgente della droga.

Dopo la ritrattazione delle accuse fatta dal padre nell’udienza celebrata in settembre, ieri il collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ha emesso la sentenza, ritenendo che non sussistessero le aggressioni. Ovvero "offese, umiliazioni e percosse a cadenza quotidiana", dal febbraio 2021 al 5 luglio 2022, "per costringere il genitore a dargli i soldi per la droga". Secondo il suo racconto iniziale, il figlio gli aveva sputato addosso, gettato il cibo che lui gli portava, si sarebbe fatto accompagnare nei luoghi dove comprava la droga, e in almeno tre occasioni gli aveva dato calci e pugni. E poi lo aveva costretto a dargli 30 euro ogni due-tre giorni per gli stupefacenti. Ieri anche il pubblico ministero Piera Cristina Giannusa ha chiesto l’assoluzione, seppur con formula dubitativa. Il 47enne era stato sottoposto all’allontanamento dal padre, poi revocato in settembre. "Ora il mio assistito è in cura e sta cercando di risolvere i suoi problemi - afferma l’avvocato Migale -. Non era sua intenzione provocare questo disagio al genitore".

Un’altra storia di difficoltà è emersa ieri anche dalla convalida dell’arresto di un 18enne della val d’Enza per maltrattamenti ai genitori: dopo il rifiuto della madre di dargli le chiavi dell’auto, lui ha distrutto un bracciale d’oro, preso a pugni il padre e danneggiato il parabrezza. Il giovane ha risposto alle domande del gip Dario De Luca, chiedendo scusa. Il pm Maria Rita Pantani ha domandato la custodia cautelare in carcere; la difesa, affidata all’avvocato Vera Sala – ieri sostituita dall’avvocato Stefania Musi –, la remissione in libertà. Il giudice lo ha liberato disponendo l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai genitori e al luogo di lavoro del padre. Ieri era in aula anche il genitore, che ha dato la disponibilità ad accogliere il figlio in casa e ha detto di averlo denunciato per scuoterlo e indurlo a rivolgersi al Sert per i suoi problemi con la droga. Il gip lo ha rimesso in libertà per dargli la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico.