Paura nel quartiere del pedofilo libero. "Non lasciamo più soli i bimbi"

Viaggio nel paese della Bassa in cui vive il pakistano reo confesso

Il giovane che ha violentato un bambino disabile di tredici anni (Artioli)

Il giovane che ha violentato un bambino disabile di tredici anni (Artioli)

Reggio Emilia, 24 agosto 2017 -  Nel quartiere in cui vivono il 21enne Akhtar Nabeel e la famiglia della giovanissima vittima della violenza sessuale non sono in molti a sapere di essere vicini di casa del pakistano accusato di un gravissimo reato. Quest’ultimo, in attesa del processo, si trova in libertà, pur se con obbligo di firma alla locale caserma dei carabinieri. Che oltretutto è a poche decine di metri di distanza dalla casa dell’amico connazionale che lo ha ospitato finora. 

Qualche ‘precauzione’ è stata però adottata da coloro che conoscono i fatti. E lo si nota pure dalle presenze al vicino parco pubblico attrezzato. «I primi giorni non sapevamo che la vicenda ci riguardava così da vicino. Lo abbiamo scoperto quand’è uscita sui giornali. Ma già da qualche tempo si notava – confida una residente, italiana – come di bambini da soli nel parco non se ne vedessero più. C’è sempre qualche mamma, o qualche nonna, a vigilare sui minori che frequentano i giochi dell’area attrezzata». 

L’aver sempre indicato genericamente la Bassa reggiana come luogo dei fatti ha tenuto all’oscuro della vicenda la gran parte dei cittadini del paese teatro della terribile vicenda. E per garantire la tutela della vittima continueremo a omettere i luoghi. Tra i pakistani della zona, che meglio conoscono le persone coinvolte, non c’è molta voglia di parlare. 

«Posso dire – confida uno di loro – che ai familiari del ragazzino vittima della violenza abbiamo fatto sapere di essere disponibili per qualunque cosa. Se dovessero avere bisogno noi ci siamo». E aggiunge: «Certo che sarebbe meglio se l’autore del reato venisse trasferito altrove. Non solo per la protezione dei bambini, ma anche per la sua stessa sicurezza personale». 

Alle istituzioni locali non sono arrivate segnalazioni o particolari richieste di intervento sulla situazione di vicinanza tra il pedofilo e il bambino. «In municipio – conferma il sindaco del paese – non si è presentato nessuno a chiederci di sollecitare qualche provvedimento, come l’allontanamento dell’autore della violenza dal nostro territorio. Resta massimo l’impegno dei servizi sociali verso il ragazzino con disabilità: l’assistenza c’era prima di questo grave fatto e a maggior ragione viene garantita ora. Tutela e assistenza del minorenne rappresentano in questo momento la nostra priorità».

Il primo cittadino non aggiunge molto sulla decisione del giudice Giovanni Ghini di lasciare a piede libero il 21enne pakistano, reo confesso: «Come la penso? Beh, sono tra i trenta sindaci che hanno firmato contro la remissione in libertà di un pedofilo, ritenendola inopportuna. Dunque, una posizione credo di averla presa, anche a livello ufficiale».

Ieri mattina, dopo aver firmato in caserma, come previsto dalle disposizioni del giudice, che ha previsto l’obbligo di presentazione per due volte al giorno, Nabeel attualmente in stato di libertà – è stato visto in paese. Poi si sarebbe recato a Reggio.