"Pedrazzini lasciato morire senza assistenza"

Il giallo di Toano, il Riesame "esclude che Giuseppe avesse seri problemi di deambulazione, venne segregato per motivi economici"

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di Alessandra Codeluppi

"Va escluso che Giuseppe Pedrazzini avesse seri problemi di deambulazione". È quanto conclude il tribunale del Riesame sul 77enne trovato morto in un pozzo vicino alla sua casa di Cerrè Marabino (Toano). I giudici hanno in parte accolto le richieste del pm Piera Cristina Giannusa, disponendo la custodia cautelare in carcere per la figlia Silvia Pedrazzini e il marito Riccardo Guida, e confermando gli obblighi di dimora e di firma per la vedova Marta Ghilardini. I tre sono indagati per omicidio, sequestro di persona, soppressione di cadavere e truffa all’Inps. "L’ultima visita che lui fa in autonomia è quella alla sorella Carla qualche giorno prima del Natale 2021, a ridosso della morte di sua suocera". Giuseppina Colombarini, madre di Ghilardini, è venuta a mancare il 18 dicembre 2021: i problemi economici della famiglia, che non poteva più contare sulla sua pensione, si sarebbero accentuati.

"Da allora Pedrazzini è stato notato nel cortile solo una volta, nel gennaio 2022, dalla vicina di casa, a cui disse che stava bene e aveva soltanto dolori alle gambe". Ed è "soltanto" di quest’ultimo malessere che l’anziano si lamenta con la sorella Luciana "nell’ultima telefonata avuta con lei il 30 gennaio 2022, in cui non riferì di problemi di deambulazione". Rimarca il tribunale della Libertà: "È vero che soffriva di ernia inguinale, ma secondo la moglie la patologia era peggiorata soltanto il 3 marzo, pochi giorni prima della sua morte, avvenuta l’8 marzo". La difesa della coppia Pedrazzini-Guida aveva prodotto una consulenza medico-legale redatta da Giorgio Chiessi in base ai documenti sanitari provenienti dal pronto soccorso.

"Sulla scorta di materiale diagnostico così ridotto, che non aveva indotto i medici a disporre altri esami neurologici e, anzi, li aveva convinti a dimettere Pedrazzini, risulta di difficile comprensione – rimarcano i giudici – come il consulente della difesa possa aver ritenuto che lui avesse deficit neurologici così gravi da esporlo a un alto rischio di cadute e a una compromissione delle facoltà superiori. E che i familiari lo abbiano trattenuto in casa per limitare questi pericoli".

Il 30 gennaio disse telefonicamente alla sorella Luciana che stava meglio di quand’era andato al pronto soccorso, ma che doveva stare a riposo. Anche alla luce "di quanto riferito a lei" e "del fatto che nella seconda decade di dicembre si era messo alla guida della propria auto, va escluso che avesse seri problemi nel camminare". Da qui la "segregazione per motivi economici" di cui parla Ghilardini e di cui era a conoscenza anche il nipote minorenne, il supertestimone dell’accusa, figlio di Silvia Pedrazzini e Guida. "Hanno lasciato morire il proprio padre e suocero – si scrive – senza dargli alcuna assistenza sanitaria, e hanno distrutto il cadavere per garantirsi la sua pensione".

L’avvocato difensore della coppia, Ernesto D’Andrea, impugnerà in Cassazione. La vedova Ghilardini, assistita dall’avvocato Rita Gilioli, si è commossa quando ha saputo della decisione. Il Riesame parla di una figlia e del genero che vivevano "in modo parassitario" inducendo i genitori ad accendere finanziamenti per una Bmw e una batteria chiesti da Guida. Da quanto trapela, le rate per pagare l’auto sono dilazionate fino al 2029 e gravano sul conto di Ghilardini. Così come la cessione del quinto della pensione e un fido di 2mila euro per le spese di mantenimento della famiglia.