"Per due volte al pronto soccorso Si dovevano preoccupare di più"

Il dolore e la rabbia del fidanzato Lorenzo Bosi: "Aveva un mal di testa tremendo da cinque giorni. Era straordinaria: studiava ingegneria a Modena e voleva inventare un motore a scoppio che non inquinasse"

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di Ylenia Rocco

Su questi interminabili giorni di angoscia e dolore si incidono le dolcissime parole del fidanzato di Irene, Lorenzo Bosi (nella foto con Irene). Parole che restituiscono un amore puro ed intenso, che fatica, per questo, a trovare una ragione della prematura scomparsa.

Cosa le diceva, Irene, negli ultimi giorni?

"Erano 5 giorni che si lamentava per un mal di testa estremamente doloroso, non il ‘classico’ per intenderci. I primi giorni era riuscita a farlo passare con alcune medicine poi la situazione è peggiorata".

Cos’è successo?

"Il dolore non passava , così si è recata al pronto soccorso di Reggio Emilia. Lì le hanno fatto due flebo per poi rimandarla a casa; inizialmente sembrava stesse meglio, ma il giorno dopo il mal di testa si è ripresentato più forte di prima. E allora di nuovo al pronto soccorso. Il giovedì le hanno eseguito anche una Tac dove non hanno riscontrato niente di anomalo. Poi venerdì Irene è stata portata d’urgenza all’ospedale Maggiore di Parma, ma purtroppo è stato tutto inutile".

Lei come ha saputo che le condizioni di Irene erano peggiorate?

"Ero in Polonia per una trasferta di lavoro, è stata la sorella ad avvisarmi. Venerdì è stata in camera sua tutto il giorno al buio: mi aveva detto che non riusciva ad utilizzare il cellulare, da lì non ci siamo più sentiti. Ho preso il primo volo disponibile per l’Italia, l’ho rivista in ospedal, ma non era più cosciente. Poi dopo qualche ora il decesso".

Pensa che la situazione possa essere stata sottovalutata?

"Sì, secondo me la Tac non è stata guardata attentamente. Era una ragazza giovane, faceva tanta attività fisica, studiava, non aveva vizi brutti. Era in salute e secondo me si sono preoccupati meno del dovuto".

Da quanto tempo stavate insieme?

"Da due anni ma ci conoscevamo già dall’anno prima. Eravamo stati insieme però le cose tra noi non erano andate bene a causa mia. Poi abbiamo voluto riprovarci. Nonostante la giovane età, entrambi immaginavamo una vita insieme e avevamo tanti progetti. Volevamo organizzare un viaggio a Parigi: Irene amava l’arte, voleva visitare il Louvre. Ho deciso che quest’estate ci andrò lo stesso, so che lei sarà al mio fianco anche se in maniera diversa".

Che ragazza era Irene?

"Era determinata e sempre pronta ad aiutare il prossimo. Studiava ingegneria del veicolo a Modena e il suo sogno più grande era quello di realizzare un nuovo motore a scoppio, il meno inquinante possibile. E’ sempre stata una grandissima appassionata di motori; l’ho sempre definita un ‘maschiaccio’ perché aveva passioni che accomunano noi ragazzi ma sapeva essere anche tanto femminile. E poi… il sorriso, quello non le mancava mai".

Cos’è stata Irene per te?

"La mia roccia. E’ riuscita a motivarmi quando non avevo voglia ed a calmarmi quando il mio carattere difficile prendeva il sopravvento. Eravamo molto uniti; non era solo la mia ragazza, ma anche la mia migliore amica. Sono stato fortunato ad aver trascorso una piccola parte di questo viaggio assieme a lei".