"Per il Franchini serve uno sforzo massimo"

I sindaci della Val d’Enza sollecitano un ulteriore impegno all’Ausl reggiana. Torelli: "Ci sono buone notizie, ma si fatica a recuperare l’operatività del passato"

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I sindaci della Val d’Enza domandano l’Ausl uno "sforzo massimo" per far rientrare nelle tempistiche idonee le prestazioni diagnostiche erogate dall’ospedale Franchini e dai servizi del distretto della Val d’Enza: "L’azienda sanitaria deve recuperare" sulle liste d’attesa. Lo ha spiegato il sindaco Fausto Torelli (foto), medico e delegato alla Sanità nell’Unione Val d’Enza, facendo il punto sull’organizzazione del nosocomio distrettuale e paragonando l’attività pre e post pandemia. Attualmente al Franchini - che era stato chiuso per Covid, nel 2020, con la maggior parte delle attività trasferite a Guastalla - sono attivi 100 posti letto di degenza, cui cui 37 dedicati all’area chirurgica (di cui 19 di ostetricia e gli altri per le restanti chirurgie). La parte medica invece ha 63 posti letto, di cui 11 di lungodegenza, 12 di Aic (Alta intensità di cura), ed il resto suddivisi tra le "medicine ma in cui possono trovare sede temporaneamente in ambiente chirurgico, ma dedicati all’area medica". Questo sconvolgimento è legato al fatto che sono "ancora in corso limitazioni legate alla sorveglianza Covid". Le attività ambulatoriali (prestazioni strumentali e di visite specialistiche) - ha sottolineato il sindaco di Montecchio - sono ricominciate a pieno regime anche per recuperare tutto il tempo perso. Emerge se si paragonano le cifre del 2019 con quelle dei primi 10 mesi di quest’anno. Le visite svolte per cittadini residenti nel distretto sono state 16mila, mentre le prestazioni complessive svolte anche dagli altri distretti "salgono da 30mila a 44mila sforzo notevole di tutta la medicina territoriale". Situazione diversa per le prestazioni diagnostiche (tac, colonscopia, eco-cardiografia ecc), il cui numero è invece ancora inferiore rispetto al passato. "C’è una non-rimonta, si fatica a recuperare l’operatività del passato per due fattori: la disponibilità personale e la durata delle prestazioni. Le attività di igienizzazione Covid delle strutture allungano i tempi di ciascuna prestazione ed occupano il personale. Pertanto noi amministratori chiediamo all’Ausl uno sforzo massimo per la salute dei nostri concittadini".

Francesca Chilloni