"Per le aziende reggiane puntiamo sul digitale e lo sviluppo sostenibile"

Roberta Anceschi è la prima presidente donna di Unindustria Reggio e presenta il programma "Non possiamo giocare da soli questa partita, è decisivo che tutti creino i presupposti adeguati"

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di Nicola Bonafini

La prima presidente donna di Unindustria. La rivoluzione si compie in un afoso lunedì pomeriggio di inizio luglio: l’Associazione degli industriali reggiani affida l’onore e l’onere di rappresentarli, per la prima volta, a una donna: Roberta Anceschi, amministratrice della Simet di Rubiera.

La Anceschi succede a Fabio Storchi, che conclude così, il suo secondo mandato – in tempi diversi – di presidente della ’Confindustria’ reggiana. La neo presidente, sarà affiancata da un vicepresidente vicario, l’amministratore delegato della Sicem di Canossa Savino Gazza. L’era Anceschi si apre alle 18.30, quando, visibilmente emozionata, sale sul palco del Teatro Valli, dove ieri si è tenuta l’Assemblea di Unindustria Reggio. Ringrazia il predecessore, e va dritta al punto, seguendo la linea tracciata dallo stesso Storchi: "Siamo sull’orlo del caos", e cita Otto Von Bismarck "quando si estrae la spada, si tirano i dadi"; e da quel palco mette in guardia i suoi colleghi imprenditori sulla "Illusione di immaginare che la competitività del sistema industriale reggiano possa configurare di per sé una rendita di posizione". La Anceschi sottolinea come "in questi mesi difficili il nostro sistema locale abbia maturato due precisi convincimenti. Il primo è che per Reggio, l’innovazione è e resta la grande e prioritaria opportunità. Perché l’innovazione è l’essenza dello spirito imprenditoriale, dello sviluppo strategico di ogni impresa, l’humus della crescita". La seconda convizione? Che non vi è innovazione senza un contesto che lo permetta: "Questa è una partita che gli imprenditori non possono giocare da soli".

Qui affiora il tema della ‘complessità’, come si ama chiamarla nella neolingua di oggi: le problematiche, sociali, educative, culturali, di un territorio e di un Paese e la necessità, quasi il bisogno, di una stabilità politica che permetta al tessuto produttivo di potersi esprimere al massimo in un contesto precario e in mercati difficili. Non manca un accenno alle aziende reggiane che hanno messo al centro le persone nella loro attività, e che, per il futuro, occorra puntare sui giovani e la loro crescita. La trasformazione digitale.

Il cuore dell’intervento dell’Anceschi è qui. Nell’impresa reggiana che cambia, entrando, lei pure, in un’era digitale. E allora il ‘Digital District’ che "deve diventare quanto prima un’iniziativa territoriale di sistema, capace di connotare ancor più Reggio Emilia all’interno dell’area vasta Mediopadana e dell’intero Paese". Così come è "Indifferibile affinare e rafforzare concretamente la funzione del Parco Innovazione e della rigenerazione dell’area delle ex Officine Reggiane, anche al fine di attrarre imprese ad alto contenuto di creatività che operano nell’ambito culturale e dell’entertainment". Oltre al Quarto Polo universitario, dedicato interamente al digitale. Tutto ciò senza mai dimenticare "L’ originalità del nostro sistema industriale, il ‘capitalismo della via Emilia’" formato da imprese di medie e piccole dimensioni. L’obiettivo finale. La presidente Anceschi si congeda: "Noi possiamo e dobbiamo diventare un territorio capace di utilizzare le potenzialità digitali, come strumento per affermare la cultura e la prassi della sostenibilità, con la visione chiara di obiettivi di benessere diffuso, di coesione ed inclusione".