"Per Mescolini incompatibilità ambientale"

La Prima Commissione del Csm ha votato e ora il caso sarà affrontato dal plenum del Consiglio che valuterà l’eventuale trasferimento

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di Alessandra Codeluppi

C’è un primo orientamento espresso dal Csm sul futuro del procuratore capo Marco Mescolini: i membri della Prima commissione si sono espressi ravvisando a suo carico l’incompatibilità ambientale, sulla quale è stato aperto dall’autunno scorso un fascicolo. Questo verdetto, tuttavia, non è definitivo, ma dovrà passare al vaglio del plenum del Csm, che si riunirà nel giro di un paio di settimane. Se anche l’altro organo dovesse confermare, il Csm potrebbe decidere di trasferire Mescolini in un’altra sede. Da quanto si è appreso, l’inchiesta al Csm è stata avviata a partire dalle chat intercettate nell’indagine che vede al centro Luca Palamara, ex togato romano ed ex membro del Csm finito sott’inchiesta per corruzione e al centro dello scandalo per le presunte nomine pilotate nei tribunali e nelle procure italiane. Ma poi, nel fascicolo aperto al Csm, è confluito anche un esposto presentato da quattro pm reggiani critico nei confronti di Mescolini.

Il caso, che ripropone anche in chiave reggiana il complesso intreccio tra politica, correnti della magistratura e nomine e togati, era esploso nella nostra città quando in maggio il Carlino pubblicò una serie di chat finite agli atti della procura di Perugia, che ha indagato Palamara per corruzione. Il giudice reggiano Gianluigi Morlini è finito nella bufera per la cena all’hotel Champagne con Palamara e i due deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, e poi si è dimesso dal Csm dopo lo scoppio dello scandalo. Così Morlini, non ancora membro del Csm, scriveva a Palamara il 15 febbraio 2018, pochi mesi prima della nomina di Mescolini a Reggio: "Ciao Luca, come immagini sono pressatissimo da Mescolini: cosa devo dirgli?". I tre togati in comune avevano l’appartenenza a Unicost, corrente centrista della magistratura. In quei messaggi si accennava anche alle nomine di altri magistrati in regione, per le quali il 18 maggio 2018 Morlini scriveva a Palamara: "Mi fido di te sopra ogni cosa. Mi raccomando di tenere tutto sotto controllo", e faceva i nomi di altri togati in lizza per salti di carriera. Nell’autunno 2017 Mescolini, allora pm della Dda di Bologna, e colonna accusatoria, con la collega Beatrice Ronchi, del processo ‘Aemilia’, aveva avuto il punteggio 5 a 1 ma la sua ratifica come capo della Procura di Reggio non arrivava.

Nella seduta del 14 febbraio 2018, nella seduta del plenum, si registrano divisioni tra i magistrati che sostengono Mescolini e chi preferirebbe mandare a Reggio Alfonso D’Avino, allora procuratore aggiunto a Napoli. Dopo qualche rinvio si arriva al 4 luglio 2018, quando D’Avino viene incaricato procuratore capo a Parma e a Reggio arriva Mescolini. Nell’agosto scorso il Carlino pubblica poi una seconda tranche di chat, questa volta tra lo stesso Mescolini e Palamara, risalente alla prima metà del 2018: piu volte l’allora pm della Dda chiederà informazioni e rassicurazioni sulla sua nomina. Il 21 febbraio 2018 gli scrive: "Su Reggio fai di tutto per chiudere se puoi. È importante per tutto". Poi, il giorno prima della ratifica del 4 luglio, Palamara lo tranquillizza: "Vedrai che andrà tutto bene". E Mescolini: "Ti vengo a trovare e ti porto la maglietta Pal re de Roma". Il giorno della nomina, Palamara dà la lieta notizia a Mescolini: "Ci siamo! Hai vinto!". E il nuovo procuratore di Reggio risponde: "Grazie Luca. Ti sono debitore di mille indecisioni mie e timori. Grazie per la vicinanza e l’affetto. Un abbraccio".

Parole che hanno poi scatenato polemiche politiche a non finire, con Giovanni Paolo Bernini, prosciolto per prescrizione in ‘Aemilia’, che ha ravvisato in Mescolini indagini a senso unico, tese a graziare il centrosinistra, all’interno del processo di ‘ndrangheta.