Pestaggio alla Dozza. Quattro condannati per lesioni aggravate dal metodo mafioso

La sentenza per le violenze avvenute nel carcere di Bologna nel 2015. Ma l’imputato Mario Temperato insiste: "Sono innocente".

Pestaggio alla Dozza. Quattro condannati per lesioni aggravate dal metodo mafioso

Mario Temperato (classe 1970) è. detenuto a Parma

Sono stati tutti condannati per lesioni aggravate dal metodo mafioso i quattro uomini a processo per il presunto pestaggio di un altro detenuto, il 51enne Francesco Madonna, nel carcere della Dozza di Bologna.

Secondo la Dda, Madonna, ‘spesino’ incaricato di fare acquisti per gli altri carcerati, avrebbe mancato di rispetto alle gerarchie mafiose dentro la Dozza, motivo per cui sarebbe stato picchiato da due campani su ordine dei boss calabresi della ‘ndrangheta Gianluigi Sarcone e Sergio Bolognino.

La sentenza di primo grado per il fatto del 15 marzo 2015 è stata pronunciata dal collegio dei giudici presieduto da Luigi Tirone, a latere Daniele Mercadante e Matteo Gambarati. Bolognino (1968, ora detenuto a Rovigo) e Gianluigi Sarcone (nato nel 1971, in carcere a Viterbo) – calabresi già condannati nel processo ‘Aemilia’ – avevano scelto di recente l’abbreviato.

Con lo sconto di un terzo, ieri a Bolognino sono stati dati 2 anni, 2 mesi e 20 giorni; a Sarcone 2 anni. I campani Mario Temperato (1970, detenuto a Parma) ed Enrico Palummo (1987, in carcere a Rovigo), ritenuti vicini alla camorra, avevano preferito proseguire col rito ordinario: ieri sono stati condannati a 3 anni. Per tutti e quattro sono state escluse le aggravanti della premeditazione e dell’agevolazione mafiosa; sono stati assolti dall’accusa di violenza privata.

Dovranno pagare alla Regione una provvisionale di 5mila euro e i danni in sede civile.

Ieri i giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti in Procura per la testimonianza resa nel processo da Madonna: il 51enne aveva negato le botte e raccontato confusamente che le sue ferite erano dovute a una caduta accidentale o ad alcuni cestini piombati in testa.

Il pm della Dda Beatrice Ronchi aveva domandato 2 anni e 6 mesi per Sarcone e Bolognino; per Temperato e Enrico Palummo 4 anni.

In passato aveva ripercorso l’interrogatorio che Giuseppe Giglio, collaboratore di giustizia, rese nel 2016 nel carcere di Sollicciano (Firenze), quando raccontò che vi era la possibilità di far entrare cellulari e droga attraverso la polizia penitenziaria: da qui scaturì l’inchiesta ‘Reticolo’, che vide poi due agenti condannati.

Giglio riferì che, dieci giorni dopo il suo arrivo alla Dozza, fu Bolognino a prospettargli la possibilità di avere un telefonino, e che bisognava passare "dai campani", descrivendo Sarcone come punto di riferimento. E che scorse "zio e nipote campani" mentre portavano Madonna in cella, che uscì poi con graffi sul viso.

Le difese avevano chiesto l’assoluzione e l’esclusione dell’aggravante mafiosa e sostenuto l’inattendibilità di Giglio.

Un tema su cui è ritornato ieri l’avvocato Stefano Vezzadini per Sarcone, che ha depositato una memoria, così come ha fatto anche il pm.

Bolognino è assistito dall’avvocato Roberto Filocamo; Palummo dall’avvocato Pietro Chianese e Temperato dagli avvocati Fabrizio Canuri e Antonino Rossi.

Temperato ha reso dichiarazioni spontanee, dicendosi "innocente" e negando di aver mai fatto parte di contesti criminali.

Alessandra Codeluppi