REDAZIONE REGGIO EMILIA

Pochi posti per i lattanti: "Se risiedi a Bagnolo non ci sono strutture e a Reggio non li prendono"

Il racconto di due giovani madri professioniste che lavorano tutto il giorno "Io e mio marito siciliani e senza nonni. Non sapremo come fare". E un’altra: "Ho anche una patologia cronica, ma questo non basta".

Pochi posti per i lattanti: "Se risiedi a Bagnolo non ci sono strutture e a Reggio non li prendono"

O la babysitter, o i nonni, o l’attesa. Anzi, la lista d’attesa. La vita di una famiglia, con una figlia – o un figlio – di pochi mesi dipende da questo ‘incrocio’ esistenziale. Ci sarebbe l’asilo? Sì, se ci fosse il posto, e se si fosse residenti nello stesso comune, o, magari, sufficientemente distanti da quello capoluogo. Perché, oggi, avere un bimbo di pochi mesi in provincia di Reggio, e volerlo mandare al nido, rischia di diventare un rompicapo quasi irrisolvibile.

È quanto emerge da un viaggio nelle peripezie di due famiglie giovani, con figli di pochi mesi, entrambe residenti a Bagnolo, entrambi con impieghi che occupano gran parte della loro giornata, che galleggiano nel limbo delle liste d’attese infinite, dei posti già esauriti e delle graduatorie con mille limitazioni: "Siamo residenti nel Comune di Bagnolo, io e mio marito abbiamo un lavoro full time, una bimba di appena cinque mesi e i parenti che sono rimasti in Sicilia, perché lì siamo nati e cresciuti prima di trasferirci qui. Fino a fine anno avrò la possibilità di lavorare in smart working, ma da inizio 2024 vi sarà la necessità di trovare una soluzione a chi si prenderà cura di mia figlia. Il problema? Che non c’è un nido, al momento, che sia pronto ad accogliere mia figlia. A Reggio non ci hanno fatto nemmeno entrare in graduatoria. Perché? Non siamo residenti nel Comune. Ci siamo rivolti all’ufficio Scuola del Comune di Bagnolo e una signora mi ha risposto, in modo tutt’altro che affabile, di aspettare fino a febbraio e poi ripresentare la domanda per settembre. Ma a quell’epoca mia figlia avrà già un anno e mezzo". "Ho fatto il giro di tutti gli asili parrocchiali. Sono pieni – prosegue la giovane madre che per ragioni di privacy non menzioniamo –. Una piccolissima speranza me l’hanno data a Bagnolo che in caso di un’eventuale rinuncia, subentrerebbe mia figlia". Ma al momento le alternative sono due: assumere una babysitter "che non conosco". Oppure iscrivere la piccola in un ‘nido’ privato. "Ma la retta è altissima".

Problematiche simili, quasi in fotocopia anche per un’altra giovane mamma bagnolese. Libera professionista, con uno studio medico: "E con la necessità di esserci con continuità, per poterlo mandare avanti. Fortunatamente ho i miei genitori che tengono mio figlio (5 mesi anche lui, ndr), ma se parliamo di asilo ‘nido’, il servizio è davvero problematico". La ‘corsa a ostacoli’ è identica all’altra situazione; la territorialità è determinante: "Assolutamente, tenga conto: anche certi asili pubblici che sono vicini a Bagnolo e che sarebbero perfetti per noi residenti in paese, non accettano comunque domande, proprio per via del fatto di essere in un altro comune – rimarca -. E, contestualmente, il fatto di essere ‘troppo vicini’ al Comune capoluogo, fa sì che il limite minimo d’età per entrare sia di un anno. Ma poi, succede che se io faccio domanda adesso non ci sarebbe posto, dovrei rifarla a febbraio in vista di settembre e mio figlio avrebbe già un anno e mezzo. Quindi il limite di un anno, assomiglia in certi casi, a una presa in giro". "Per altro, in sede di domanda comunale ho anche fatto presente di avere una patologia cronica, che fortunatamente non inficia la mia salute – conclude la signora -. La quale era stata presa in considerazione visto che sono stata contattata da un medico legale proprio per valutare l’accesso in graduatoria che ha voluto sapere nel dettaglio tutti gli aspetti legati a questa. Però, si torna al punto di partenza. Anche con una patologia, ma senza essere residente, in graduatoria non ci entro. Quindi, mi ritengo fortunata ad avere i miei genitori che si occupano del mio bimbo e, al contempo, rassegnata all’idea che mio figlio non andrà all’asilo prima dello scoccare dei 18 mesi".

ni. bo.