REDAZIONE REGGIO EMILIA

Polo della Moda in bilico. Sei mesi per salvare il piano. Massari, esame di coscienza: "Nulla da rimproverarmi"

Lunedì l’annuncio di Max Mara: "Clima divisivo e di strumentalizzazione, noi ci ritiriamo". Il primo cittadino: "Sfido a trovare nostre dichiarazioni lesive dell’immagine del gruppo".

Lunedì l’annuncio di Max Mara: "Clima divisivo e di strumentalizzazione, noi ci ritiriamo". Il primo cittadino: "Sfido a trovare nostre dichiarazioni lesive dell’immagine del gruppo".

Lunedì l’annuncio di Max Mara: "Clima divisivo e di strumentalizzazione, noi ci ritiriamo". Il primo cittadino: "Sfido a trovare nostre dichiarazioni lesive dell’immagine del gruppo".

di Giulia Beneventi

"È evidente che non tutto è andato a buon fine, ma non ho nulla da rimproverarmi. E sfido a trovare delle dichiarazioni pubbliche, mie o della giunta, che abbiano messo in cattiva luce l’immagine di Max Mara". Queste le parole del sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, all’indomani dell’annuncio del ritiro di Max Mara Fashion Group dalla realizzazione del Polo della Moda alle ex Fiere. Sei mesi il tempo a disposizione per salvare il progetto, che decadrà nel momento in cui non sarà firmata la convenzione attuativa.

Massari ha incontrato ieri la stampa assieme al vicesindaco Lanfranco de Franco e all’assessore a Rigenerazione Urbana e Sviluppo sostenibile Carlo Pasini. Anche per il Comune la scelta del gruppo è arrivata "come un fulmine a ciel sereno". "Nessun sentore, neanche nelle settimane precedenti – conferma Massari –. Tentativi di contatti ce ne sono stati, anche nelle ultime ore. Ovviamente da parte nostra resta la massima disponibilità a riprendere il dialogo".

IL PUNTO DI ROTTURA

Il vulnus (a quanto pare insanabile) parte dalla protesta delle lavoratrici di Manifattura San Maurizio, controllata dal gruppo, e dalla vertenza portata avanti da Cgil. Una questione sindacale che, secondo il presidente Luigi Maramotti, ha intaccato già troppo la reputazione del gruppo anche in relazione al nuovo Polo della Moda. Il consiglio comunale del 23 giugno scorso, per Max Mara è stato il punto di rottura. Il sindaco "non ha in nessun modo cercato di approfondire la fondatezza dei fatti, allineandosi con le affermazioni unilaterali" della Cgil, cita la nota lapidaria inviata da Max Mara lunedì pomeriggio.

IL ROGITO MANCATO

Nell’esatto momento in cui Max Mara ha comunicato il suo ritiro, tra l’altro, l’azienda sarebbe dovuta andare a rogito per l’acquisizione delle ex Fiere. Un’area di proprietà della A. Mor. srl, società della famiglia Bosi, la cui destinazione urbanistica proprio in virtù del Polo della Moda è stata modificata da fieristica a produttiva, così come avvenne con Silk Faw, tramite una variante urbanistica votata dal Consiglio comunale.

Con l’uscita di scena di Max Mara, il campo resta di fatto aperto ad altri attori industriali: se è vero che il colosso reggiano della moda vantava un posto in prima fila, i ’pretendenti’ in lista non mancano di certo. Un ritorno alla natura fieristica è al momento da escludere. Per il futuro, "l‘area avrà un iter in base alle possibilità che ci saranno: io mi auguro che si possa recuperare e non chiudere questa procedura" aggiunge Pasini.

LA SCADENZA DEL PIANO

Sei mesi. È questo il tempo limite entro cui il Comune di Reggio dovrebbe riuscire a convincere il patron di Max Mara, Luigi Maramotti, a tornare sui suoi passi e a realizzare il Polo della Moda alle ex Fiere. Il termine, è quello della scadenza naturale della procedura del Paip che "decadrà nel momento in cui non sarà firmata la convenzione attuativa" spiega Pasini. L‘assessore chiarisce che, in quel caso, "ci sarà un‘altra procedura che dovrà partire da zero sull‘area, quando e se mai ci sarà un altro progetto".

I NUMERI DEL PROGETTO

Il progetto è stato cucito su misura per l’area delle ex Fiere dallo Studio Barozzi e Veiga di Barcellona, vincitore del concorso indetto (e retribuito) dal committente privato Max Mara. L’area oggetto della riqualificazione avrebbe una superficie pari a 13 ettari: dopo la completa demolizione delle strutture esistenti, sarebbe prevista la piantumazione di circa 2.000 fra alberi ed arbusti e la deimpermabilizzazione (rimozione dell’attuale asfalto e cemento) del 28% del suolo, oltre a una superficie verde pubblica e privata di 25.000 metri quadrati.

La superficie edificata comprenderebbe in tutto 47.000 metri quadrati, di cui 32.000 per i due capannoni sul lato Nord e 15.000 a Sud per l’Headquarter. Circa circa 900 i lavoratori operativi al Polo, di cui 300 nuove assunzioni, per un investimento privato di 110 milioni di euro.

"FARÒ TUTTO IL POSSIBILE"

"Dovremo fare tutto il possibile per portare avanti il progetto" dichiara il sindaco, che sulla realistica possibilità di riallacciare i rapporti con Max Mara ammette tuttavia di puntare "un 20-25%, a essere ottimisti". "Non mi rimprovero nulla – ribadisce – se non probabilmente la necessità di fare più sforzi nella ricerca di un confronto, ma direi che tutto quello che abbiamo fatto rappresenta un impegno davvero intenso da parte dell’amministrazione. Anche la discussione in consiglio comunale, seppur animata, non va trascurata. Il progetto è stato approvato all’unanimità, vuol dire che c’è convinzione da parte della città di portarlo avanti".

LA RICHIESTA DI DIMISSIONI

Le reazioni della politica locale nel frattempo non si sono fatte attendere, con la minoranza che da più parti chiede le dimissioni di Massari. "Le opposizioni dovrebbero avere un atteggiamento più rispettoso, non solo del sindaco ma di tutta la città – replica il sindaco – contribuendo ad abbassare i toni e a raggiungere il risultato che noi tutti vogliamo, ovvero portare a termine questo progetto". "Sono il sindaco di tutta la città: è mio dovere incontrare e ascoltare tutti i cittadini – chiosa –. Gli interventi di programmazione urbanistica e la dialettica imprenditori-lavoratori devono correre su piani del tutto separati".