Reggio Emilia, ferri in vista e cemento a pezzi. I ponti sul Secchia scricchiolano

Sotto osservazione il Cerredolo e il Saltino

Preoccupano le condizioni in cui versano i ponti

Preoccupano le condizioni in cui versano i ponti

Reggio Emilia, 19 agosto 2018 - Sotto i ferri. Doppia metafora di ciò che si trova alla base di questi due ponti e del rimedio urgente di cui necessitano, ossìa essere operati. Curati. Lo chiedono i cittadini che vogliono sentirsi sicuri, dopo il devastante eco del ponte Morandi che rimbomba ancora negli occhi e nel cuore di tutti gli italiani.

Siamo sulla Sp486R, l’ex Statale di Montefiorino. Un’arteria fondamentale che collega l’Appennino reggiano e modenese al distretto ceramico e di conseguenza ai capoluoghi delle due province. Nella valle del fiume Secchia, sopra al quale scorrono due viadotti: il primo che si incontra – scendendo dalla montagna – è quello chiamato Cerredolo, lungo 652 metri. Poi, quello di Saltino che si distende per 1,7 km. Insomma, oltre tre chilometri sopra all’acqua tra i Comuni reggiani di Toano e Baiso.

Calandosi sotto questi, alla base dei pilastri (la cui condizione da noi osservata è buona, unica notizia confortante), con naso e occhi all’insù, lo scenario non è dei migliori. Il ponte di Cerredolo presenta ferite vistose. I segni delle infiltrazioni si vedono eccome. Si vedono gli scheletri arrugginiti dei ferri che fuoriescono dal cemento consumato e mangiato dalle intemperie. Alcune fessure e crepe non lasciano certo una bella immaginazione. Alcuni punti sono davvero spaventosi. Certo, la tragedia genovese influisce e fa irruzione nei pensieri. Ma le condizioni del ponte sono evidenti. Senza la presunzione di essere esperti o ingegneri. Lungi da noi fare allarmismo. Il viaggio ha lo scopo di porre una fotografia della situazione sotto gli occhi di chi, per competenza, dovrebbe intervenire per la manutenzione che appare necessaria.

Manutenzione straordinaria di cui ha parlato la Provincia (dal 2001 gli Enti di Reggio e Modena hanno ereditato la gestione da Anas) proprio il giorno dopo la tragedia di Genova, col presidente Giammaria Manghi che ha fatto il punto con una nota inviata alla stampa: "Sono in corso le procedure di gara per 200mila euro – si legge – destinati a un tratto, comprensivo di viadotti, della Sp 486R Fondovalle Secchia, tra Lugo e Cerredolo, che prevede tra l’altro la regolarizzazione del piano viabile...". Ma in questo intervento verranno curate le ferite che abbiamo documentato?

Spostandosi sotto il viadotto Cerredolo, il più lungo, l’auspicio è quello di vedere immagini diverse. In senso positivo. Purtroppo invece, lo scenario è peggiore. Il simbolo del pericolo è quel ferro quasi del tutto staccato che penzola dal pilone portante nell’aria. Così come altre ossature sono chiare sotto al cemento sgretolato.

Inoltre, c’è anche un altro problema. L’incuria sulla vegetazione che cresce sotto al ponte. Ci sono alberi e arbusti che arrivano praticamente a toccarlo. E addirittura edere o altri rampicanti che si insinuano – anche in maniera abbastanza folta – nelle fessure del viadotto. Lo ripetiamo: non siamo tecnici. Ma domandiamo: c’è una pericolosità in tutto ciò? Soprattutto d’inverno, col regime del fiume molto più alto rispetto alla calda stagione attuale, non si rischia in caso di piene di vedere questi alberi spingere contro il ponte e creare qualche danno? I cittadini si aspettano risposte. Concrete.