Terremoto in Marocco, “Ci sono interi villaggi rurali in cui non c’è più niente”

La testimonianza della marocchina-reggiana Khadija Lamami: “Io e la mia famiglia siamo in contatto coi nostri parenti laggiù”. La drammatica coincidenza: “L’epicentro è in una zona vicino Marrakesh, la traduzione in italiano è L’Aquila...”

Khadija Lamami, reggiana nata in Marocco

Khadija Lamami, reggiana nata in Marocco

"È stato un evento di una potenza e di una violenza senza precedenti, posso lasciare immaginare quello che i miei connazionali stanno passando in queste ore". Khadjia Lamami, marocchina di nascita, italiana d’adozione, anzi reggianissima. "Sono nata a Casablanca, e vivo a Reggio da 42 anni", puntualizza Khadija, nota in città soprattutto perché riuscì a portare la mitica mostra ‘Africa’ del fotografo di fama mondiale Sebastiao Salgado nel caffè letterario Binario49 (di cui fino a qualche anno fa è stata vicepresidente e volontaria) di via Turri, in zona stazione. 

Come lo sarebbe per tutti, il terremoto che ha scosso e devastato la sua madrepatria, è una ferita in petto. Ancor più per un’amara ironia del destino che lega a doppio filo il cuore di Khadija diviso a metà tra il Marocco e l’Italia: “Pensate che la zona dell’epicentro del terremoto, se lo traduciamo in italiano significa L’Aquila... Sono sconvolta”. Emozione, paura e preoccupazione emergono dalle sue parole, pronunciate spesso e volentieri con la voce tremante di chi sta commuovendosi e piangendo: "I miei genitori vivono a Massenzatico e loro come me sono in grande apprensione per alcuni parenti che vivono proprio nella zona di Marrakesh. Ovviamente ci siamo subito messi in stretto contatto con loro. La scossa è stata talmente forte, talmente potente, che è stata sentita anche a 500 chilometri di distanza". 

Khadija, attraverso il racconto dei parenti, descrive il drammatico e tragico quadro della situazione laggiù. "Un italiano su cinque conosce sia Casablanca sia Marrakesh. Ma il vero disastro, non solo fisico, è nelle zone interne. Quelle rurali, meno abbienti. Lì ci sono intere popolazioni che non hanno più nulla. Alcuni di loro hanno fatto dei video, che sono stati mandati dai telegiornali nazionali, pregando che qualcuno li andasse ad aiutare".

Khadija da ieri è incollata ai telegiornali locali e sulle pagine Instagram di alcuni influencer marocchini che stanno documentando la situazione. "Raccontano di vivere accampati in tenda, con i loro figli. La macchina della solidarietà in Marocco è scattata subito. Le file di persone che vogliono donare il sangue per i feriti sono interminabili e l’esercito sta impedendo alle persone di rientrare nelle loro case. Lo sciame sismico, infatti, sta proseguendo, e non è affatto sicuro rientrare. Se sono in contatto con altri miei connazionali qui a Reggio? Ho avuto modo di parlare solo con una mia amica, la quale mi ha detto che i suoi genitori stanno bene, ma il loro vicino di casa purtroppo non ce l’ha fatta. Perfino i minareti hanno tremato da quanto è stata forte la scossa. È tutto così terribile".