
Caso Portanova, la protesta delle femministe all'allenamento della Reggiana (Artioli)
Reggio Emilia, 1 agosto 2023 - Promessa mantenuta: al sit-in di piazza Prampolini le femministe lo avevano detto: “Se la Reggiana non si fermerà non lo faremo nemmeno noi e andremo a protestare di persona”.
Detto fatto: una decina di rappresentanti di ‘NonDaSola’ e ‘Non una di meno’ si sono recate ai campi di via Agosti per manifestare il loro dissenso nei confronti dell'acquisto di Manolo Portanova.
Per motivi di ordine pubblico sono state fermate all’esterno dei cancelli, lontane dal centinaio di tifosi presenti mentre reggendo uno striscione intonavano cori indignati contro la Reggiana: “Ci aspettavamo questo giudizio da parte del garante – ha detto Carla Ruffini -, la giustizia sportiva non esiste. Lo stesso Coni aveva assolto cinque giocatori che avevano commesso un reato analogo, stupro di gruppo. Doveva essere la società a decidere e le istituzioni a farla recedere, invece niente. Siamo arrabbiati anche con gli sponsor, aziende che spesso sostengono cause civili ma in questo caso non hanno detto una parola”.
La cosa che ha dato più fastidio è “il silenzio della Reggiana. Non è una decisione solo sportiva, non è una questione privata ma politica: parliamo di una squadra di calcio che rappresenta una città e ha visibilità e migliaia di tifosi, tra cui ragazzini che prendono a modello i calciatori. Questo è un oltraggio a Reggio, nonostante parte della città si sia ribellata. Siamo garantiste anche noi, tutt’altro che giustizialiste e forcaiole, però in questo caso un giudizio c’è già stato e il calciatore è colpevole fino a prova contraria. Poi magari arriverà qualche altro giudizio a dimostrarlo innocente, ma oggi non dovrebbe calcare i campi. O volete dire che giudice e giuria sono stati infami?” Insieme a lei Carmen Marini, di Nondasola: “Tantissimi comitati e organizzazioni sostengono questa protesta. Mentre venivamo qui un signore ci ha apostrofato, ‘Poverine…’. In una giornata come questa, dopo tre femminicidi ieri, un sospetto – diciamo pure così – di stupro dovrebbe essere molto pesante, invece i suoi stessi compagni lo definiscono ‘un bravo ragazzo’. La cosa ci offende molto, basterebbe rimanere in silenzio da parte e aspettare che le cose finiscano perché questo è uno sfregio nei confronti di tutte le donne che subiscono violenza”. Le manifestanti sono rimaste davanti ai cancelli per tutta la durata dell’allenamento, auspicando anche un confronto e un dialogo con i tifosi che però non c’è stato: da parte dei supporter granata, in larghissima maggioranza maschile, si sentivano nei loro confronti commenti non troppo lusinghieri.