Processo Aemilia, Gibertini in aula. "Non parlo"

Bocca cucita per l'ex volto della tv. Apparizione lampo anche per la consulente bolognese, Roberta Tattini

Processo Aemilia, Gibertini in aula: "Non parlo"

Processo Aemilia, Gibertini in aula: "Non parlo"

Reggio Emilia, 28 aprile 2017 - Lei e lui, due insospettabili, colletti bianchi considerati al servizio della ‘ndrangheta e per questo condannati in primo grado: sono la consulente bolognese Roberta Tattini e il giornalista televisivo reggiano Marco Gibertini. La loro attesa deposizione, annunciata nell’aula di Aemilia per le 13, slitta al tardo pomeriggio, quando sfilano uno dopo l’altra davanti alla corte dei giudici presieduta da Francesco Caruso, a latere Cristina Beretti e Andrea Rat. Entrambi, seppur per motivi diversi, non proferiscono parola, ma basta la loro presenza davanti alla corte a risvegliare la curiosità.

Tattini viene chiamata alle 17.35. Colei che è stata annoverata come la consulente fiscale del clan Grande Aracri, per sei mesi in carcere e ora ai domiciliari, condannata a otto anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, appare ancora come una professionista in grande spolvero: chioma fluente corvina e riflessi rossi, tacchi alti, chiusa nel suo cappotto nero e grigio, un anello di Bulgari – se la vista non ci inganna – al dito, dispensa anche qualche sorriso tra i banchi e tra chi la accompagna dentro e poi la porta fuori. Il pm antimafia Marco Mescolini, ieri in aula con la collega Beatrice Ronchi, non fa domande a Tattini perché ha già deposto in tutti gli interrogatori passati. Il difensore d’ufficio acconsente e un attimo dopo la donna esce.

Tocca poi a Marco Gibertini, ora ai domiciliari con una pena da scontare di nove anni e quattro mesi, sempre per concorso esterno all’associazione mafiosa, a cui avrebbe dato appoggio nella controffensiva mediatica e politica contro le interdittive antimafia. Un po’ dimagrito e invecchiato, seppur non sofferente, elegante nel suo completo blu, appare compunto: a differenza della bolognese, non c’è l’ombra di un sorriso. Comincia una querelle tra avvocati e magistrato Mescolini sulla produzione in tribunale delle sue dichiarazioni rese in passato.

Gli avvocati chiedono l’acquisizione: Noris Bucchi (che assiste Mirco Salsi, ex patron di Reggiana Gourmet, coimputato di Gibertini per estorsione) avanza la richiesta per il verbale del 14 maggio 2015 dell’interrogatorio di Gibertini con Mescolini per ‘Aemilia’. Sul memoriale fatto dall’ex volto tv fatto pochi giorni prima, il 5 maggio, depositato al Riesame che dal carcere ha trasferito Gibertini ai domiciliari, c’è il consenso delle parti. Il legale Federico De Belvis chiede la produzione dei verbali dell’inchiesta ‘Octopus’ del 24 ottobre 2014 dell’interrogatorio di Gibertini davanti al pm Valentina Salvi. Ma il pm non condivide l’acquisizione di questi ultimi. Dopo qualche schermaglia, Gibertini viene fatto accomodare fuori e la corte si ritira per un’ora e mezzo. Alle 19.40 Caruso dice sì alla produzione del memoriale e del verbale del maggio 2015, ma non per le dichiarazioni rese per ‘Octopus’. Poi Caruso chiede a Gibertini se intende rispondere, anche sulla base della collaborazione data ai tempi del memoriale, o no. «Intendo avvalermi del diritto di non rispondere». Il giudice ricorda che lui è anche indicato come teste da alcuni difensori: Gibertini ribadisce la volontà di non voler parlare in tutti i casi, durante l’intero processo. Poi, sono le 19.46, esce, senza indulgere in sguardi alla platea.