Reggio Emilia, 30 maggio 2023 - "In quel casolare era stato ripristinato a opera d'arte lo stato dei luoghi, non ci saremmo mai accorti del punto dello scavo, perché l'area era totalmente omogenea. Anche dal drone non si notava nulla e la vegetazione era cresciuta sopra. Poi è arrivata l'indicazione dello zio Danish". Così il maresciallo Cristian Gandolfi dei carabinieri di Reggio Emilia ha ripercorso in aula le fasi di indagine e di ricerca del corpo di Saman Abbas; poi ritrovato a novembre 2022 a distanza di un anno e mezzo dalla sua scomparsa.
Davanti alla Corte d'Assise di Reggio Emilia si è celebrata oggi un'altra udienza del processo che vede alla sbarra i genitori, lo zio e due cugini, accusati di aver ucciso e fatto poi sparire il corpo della 18enne pakistana di Novellara nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021.
Oggi, per la seconda volta, era collegato dal Pakistan anche il padre Shabbar Abbas, che ha ribadito tramite i suoi legali di non voler essere ripreso da fotografi o telecamere, così come il rappresentante dell'Arma.
Il maresciallo Gandolfi, nella sua lunga deposizione, ha poi ricostruito come tramite i tabulati telefonici e le intercettazioni dei profili dei social network, e grazie alla collaborazione dell'Interpol, siano riusciti poi a catturare i due cugini e lo zio (fuggiti dopo il delitto tra Francia e Spagna) e il padre in Pakistan. La madre Nazia, invece, è ancora latitante in Pakistan.