ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Processo Saman, spunta l’audio dello zio: negoziò per confessare dove era sepolto il corpo

Il documento è stato depositato dal Procuratore: si tratta di un dialogo registrato in carcere il 25 ottobre di un anno fa tra Danish e un agente della Polizia penitenziaria

Reggio Emilia, 14 novembre 2023 – Sta volgendo al termine il processo di primo grado per l’omicidio di Saman Abbas, nel quale sono chiamati a rispondere il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Secondo l’ultimo calendario fissato, stamattina è prevista la chiusura dell’istruttoria dibattimentale, cioè la raccolta di tutte le prove e le testimonianze.

Danish, lo zio di Saman
Danish, lo zio di Saman

Il procuratore Gaetano Paci ha depositato in udienza un audio che riguarda Danish Hasnain, lo zio di Saman, di cui il procuratore ha detto di aver appreso l’esistenza soltanto ieri. 

Il documento riguarda un dialogo registrato nel carcere di Reggio Emilia il 25 ottobre di un anno fa, in cui emerge una negoziazione tra lo zio di Saman e un agente della Polizia penitenziaria: sul tavolo della trattativa, l'indicazione del luogo dove era stato sepolto il corpo della 18enne (cosa che effettivamente accadde a metà novembre quando il cadavere è stato ritrovato) e la protezione per la moglie del detenuto pachistano.

Si tratta di un audio ritrovato nel telefono dello stesso agente della Penitenziaria, Giovanni Navazio, indagato in un altro procedimento per tortura ai danni di un detenuto, fascicolo (che coinvolge anche altri agenti) che nulla c'entra col caso Saman e affidato alla pm Maria Rita Pantani.

 Il 25 ottobre, giorno della conversazione registrata, è anche la data in cui Danish chiese per la prima volta di interloquire con la Procura per fare dichiarazioni. L'agente Navazio è stato sentito in una delle scorse udienze del processo. Nell'audio parlano tre persone: Danish, un altro detenuto pachistano, che sembra fare da mediatore e l'agente. Dal dialogo sembra emergere l'intenzione di Danish di collaborare già alcuni mesi prima.

Le tappe del processo

Venerdì 17 inizierà la requisitoria: la parola andrà al procuratore capo Calogero Gaetano Paci e al pubblico ministero Laura Galli, titolare dell’inchiesta. Martedì 21 è fissata la discussione delle parti civili. Martedì 28 e giovedì 30 novembre sarà la volta delle arringhe degli imputati. Poi potrebbe essere previsto un momento per le repliche, infine la Corte d’Assise presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Michela Caputo e i membri popolari, si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

Colpi di scena nelle ultime udienze

Le ultime udienze sono state ricche di colpi di scena, soprattutto per quanto riguarda la figura di Alì Haider, il fratello della 18enne uccisa a Novellara: lui, tuttora costituito parte civile (è stata respinta la richiesta della difesa di escluderlo), è stato sentito come indagato in procedimento connesso per la fattispecie di omicidio, su disposizione dei giudici che lo avevano inquadrato come indagabile, dopo aver individuato una serie di indizi di reità a suo carico già dal maggio 2021. Nella scorsa udienza la Procura dei minori ha fatto però sapere che lui non sarà iscritto nel registro degli indagati, provvedimento che la Corte reggiana ha definito "atipico".

Intanto è stato depositato il fascicolo per minacce aperto dopo che la madre, tuttora latitante, si sarebbe servita di terzi per invitarlo a non testimoniare in tribunale. La questione fu segnalata alla Procura il 4 settembre dalla psicologa dell’Ausl che segue Haider: lei, sentita a sommarie informazioni il giorno dopo, riferì che il ragazzo le disse che "si sentiva più sereno per non doversi presentare l’8 settembre a deporre, ma contemporaneamente molto dubbioso tra scegliere se salvare la mamma o la giustizia, ovvero quella di dire la verità". La sua credibilità è uno dei punti più dibattuti del processo. Ascoltato nelle scorse udienze, lui ha puntato il dito contro tutti gli imputati, ridimensionando solo l’apporto della madre, per la quale ha sostenuto che era "costretta" dal marito in quanto donna. Ha detto che lui, dalla soglia della porta, vide Hasnain prendere per il collo la sorella e trascinarla dietro le serre dove vide i volti dei due cugini: un racconto ritenuto dalle difese non veritiero per le condizioni di visibilità di casa Abbas, che venerdì scorso la Corte ha voluto verificare di persona con un sopralluogo.