Pronto soccorso di Correggio a rischio rinvio

Avrebbe dovuto riaprire in primavera, poi è stato tutto procrastinato a settembre. Ma se la struttura è pronta, mancano i professionisti

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di Antonio Lecci

Quale futuro per il pronto soccorso di Correggio? Doveva riaprire i battenti nel settembre dello scorso anno, dopo i più volte dichiarati impegni di dirigenti Ausl e amministratori comunali locali, al termine del costoso intervento di riorganizzazione strutturale degli spazi, con nuove aree, accessi separati, impianti totalmente rinnovati. Ma i tempi si sono allungati e, mese dopo mese, i cittadini hanno assistiti, inermi, a un costante rinvio delle scadenze: prima dicembre, poi febbraio, poi aprile, poi maggio… fino a termine di agosto come conclusione dei lavori al cantiere e riapertura del pronto soccorso a settembre.

Ma anche questa scadenza viene messa in discussione: non tanto dal completamento del cantiere, quanto dalla carenza di personale medico e infermieristico, soprattutto dopo che il bando dell’Azienda Usl, per reperire professionisti dell’Emergenza-urgenza, nelle scorse settimane è andato deserto.

Secondo quanto emerge dai corridoi dell’ospedale, per i vertici dell’Azienda Usl sarebbe necessario attendere ancora per riaprire l’attività al pronto soccorso del San Sebastiano di Correggio, così come in quello del Magati di Scandiano.

Ma risultano forti le "pressioni" della politica locale, che invece non vuole perdere questo servizio, come parte della cittadinanza richiede.

Ma come organizzare un servizio così importante a fronte di una cronica carenza numerica di operatori specializzati a disposizione? Va detto, inoltre, che il pronto soccorso correggese, una volta riaperto, almeno per la fase iniziale funzionerebbe solo di giorno, per 12 ore. Di notte, infatti, con il personale trasferito a Guastalla per garantire il servizio autonomo dell’automedica per tutta la Bassa, non ci si potrebbe permettere un medico in più a Correggio.

Non va poi dimenticato che prima della chiusura del pronto soccorso del San Sebastiano, nel marzo 2020 per l’emergenza Covid, a supporto della struttura c’erano degli ambulatori specialistici (cardiologia, ortopedia, medicina…) per poter valutare in modo adeguato i pazienti in transito dall’Emergenza-urgenza, in base ai sintomi manifestati. Ora, con questi supporti disattivati da tempo, in molti casi un paziente di passaggio al pronto soccorso di Correggio avrebbe comunque bisogno di un trasferimento al Santa Maria Nuova di Reggio, al Ramazzini di Carpi o all’ospedale civile di Guastalla per poter eseguire accertamenti specialistici per ottenere una adeguata diagnosi.

Gli addetti ai lavori, in attesa di comprendere come sarà la futura mappa della Sanità emiliana, si impegnano pure in un’altra riflessione: con un progetto avviato per un nuovo ospedale a Carpi, praticamente al confine con Correggio, conveniva investire così tante risorse finanziarie pubbliche (che, oltretutto, risultano aumentate per il caro materie prime rispetto a quanto previsto inizialmente) per il San Sebastiano e il suo rinnovato pronto soccorso?

Intanto, dopo le diverse interrogazioni presentate e discusse in consiglio comunale per ottenere aggiornamenti sulla questione, a Correggio e dintorni si è già formato un gruppo di cittadini che, pure attraverso una raccolta di firme proseguita perfino durante la recente fiera di San Quirino, il patrono locale, vuole sollecitare la riapertura del pronto soccorso di zona, chiedendo il rispetto degli impegni che l’autorità sanitaria e le istituzioni politiche locali hanno assunto al momento di chiudere la struttura nel marzo del 2020, garantendo che si sarebbe avuta una riapertura in tempi brevi. Ma la realtà dimostra che quei tempi non sono stati affatto brevi.