Prostituzione a Reggio Emilia. "Ricevo tanti disperati, ora vogliono prestazioni estreme"

Intervista a una 'lucciola' della città dopo l'operazione che ha portato alla denuncia di 4 persone. "Arrivano persone di tutti i tipi, molti sono sposati"

La donna intervistata ha origini sudamericane e vive a Reggio da diversi anni

La donna intervistata ha origini sudamericane e vive a Reggio da diversi anni

Reggio Emilia, 18 marzo 2018 - I carabinieri hanno scoperto a Gattatico vere e proprie “case chiuse”, dove operavano donne cinesi e sudamericane. Un uomo di 69 anni, di Parma, proprietario degli alloggi, oltre a tre presunti complici - un 45enne di Collecchio, un 70enne di Parma ed una cittadina cinese 42enne residente a Reggio - sono stati denunciati per favoreggiamento della prostituzione. Un mondo sommerso ma mai affondato.

Gli annunci sono decine per la sola Reggio. Occupano pagine e pagine sulle riviste, e ovviamente abbondano anche online. Le prostitute condensano in poche e piccanti righe la propria offerta. Contattando una di loro, una sudamericana 40enne, ci siamo fatti raccontare come si arrivi a svolgere il mestiere più antico del mondo.

Ha scelto lei questa professione o le è stata imposta? «Non avevo in realtà altre possibilità dopo essermi separata. Ma posso dire che nessuno mi ha obbligato a fare la prostituta. Ma non sono una di quelle ‘classiche’. I clienti arrivano per un massaggio, poi possono fare sesso se vogliono».

Da quanto tempo vive a Reggio? «Da tanti anni ormai. Lavoro in un appartamento grande, con una certa comodità. Lavoro tranquilla, a differenza di tante altre».

Che tipo di clientela ha? «Uomini di tutte le età, compresi tanti giovani. E di tutte le classi sociali. Una volta ho ricevuto un 85enne... Spesso sono sposati».

Ha modo di parlare con loro? O vogliono solo sesso? «Non ho modo di dialogare molto con loro. Posso dire però che vedo persone piuttoso disperate, che cercano uno sfogo. E prestazioni sessuali sempre più insolite ed estreme. Quasi fosse una ‘malattia’».

Non ha paura di contrarre malattie o virus? «Ne ho sempre tanta. Infatti pretendo sempre che i rapporti siano protetti. Ma è molto difficile convincere i clienti su quello che bisogna fare per evitare rischi. Pochi di loro userebbero il preservativo».

Quanti clienti è arrivata ad avere in un giorno? «Difficile fare una media. Ogni giornata è diversa dall’altra. Ma capita spesso di averne una decina. A volte sono arrivata a venti».

Non ha mai provato a esercitare una professione comune? «Sì, ho lavorato in un centro estetico. Ho fatto anche l’infermiera. Ma poi ho pensato che non era per me. Prostituirmi era più redditizio per mantenere la mia famiglia, l’unica cosa che per me conta veramente».

Ha contatti con altre donne che si prostituiscono? «No, si lavora tutto sommato senza contatti, ciascuna per la sua strada. So però che ci sono tante giovani sfruttate che lavorano per tanti anni e vorrebbero poi mettersi in proprio. Ma il problema, a quel punto, è il permesso di soggiorno impossibile da avere. E la vita qui diventa per loro ancora più difficile. Vedo invece che chi ha lavori più comuni lo ottiene il permesso regolarmente».

Quanto arriva a guadagnare in un mese? «Non lo so, non ho mai fatto i conti esattamente (la donna risponde così per almeno tre volte, non volendo in alcun modo dichiarare una cifra approssimativa, ndr). L’importante è che riesca a mantenere la mia famiglia, come ho detto».

Si sente felice? Ha rimpianti? «Posso dire di essere tranquilla, e questo per me vale tantissimo».