"Prostitute per libera scelta, come le escort di Berlusconi"

Processo Giano Bifronte, colpo di scena della difesa Chiesta l’incostituzionalità della legge Merlin per il night sotto la municipale

L’avvocato Liborio Cataliotti e il collega Antonio Sarzi Amadè chiedono l’incostituzionalità della legge Merlin

L’avvocato Liborio Cataliotti e il collega Antonio Sarzi Amadè chiedono l’incostituzionalità della legge Merlin

Reggio Emilia, 22 giugno 2018 - Le ragazze che lavoravano nel locale Giano Bifronte (l’ex GuidoBaldo) come le escort di Berlusconi. Ossìa spinte da una libera scelta nell’offrire prestazioni. «Secondo questo principio dunque, la Legge Merlin è incostituzionale».

Non è una provocazione, ma la tesi difensiva degli imputati del caso (sollevato nell’ottobre 2016 dalla trasmissione televisiva Le Iene) del circolo privato trasformato – stando alle accuse – in un bordello nello stesso palazzo della polizia municipale in via Brigata Reggio.

Un colpo di scena, ieri giovedì 21 giugno in aula, quello degli avvocati Liborio Cataliotti e Antonio Franco Sarzi Amadè che difendono Ascari e Guido Beretti (gestori del locale, poi chiuso dopo la messa in onda del servizio), a processo per favoreggiamento della prostituzione. Dopo aver chiesto e ottenuto davanti al giudice Giovanni Ghini il rito abbreviato, hanno manifestato informalmente la volontà – che sarà ufficializzata il 29 novembre quando verrà ascoltato anche un testimone della difesa indicato dal legale Cataliotti – di chiedere l’incostituzionalità della Legge Merlin. E si appigliano al precedente della vicenda escort-Berlusconi. Ovvero al procedimento penale contro Gianpaolo Tarantini, condannato in primo grado per reclutamento e favoreggiamento delle escort che partecipavano alle «cene eleganti» ad Arcore, tra le quali le ‘celebri’ Patrizia D’Addario e Sabina Began. Ma la Corte d’Appello di Bari ha interrotto il processo sollevando l’incostituzionalità della Legge Merlin che 60 anni fa regolamentò la prostituzione e sancì lo stop delle case chiuse in Italia. E che punisce – secondo l’articolo 3 – il reclutamento e il favoreggiamento anche quando consapevolmente esercitata. «Si parla di autodeterminazione sessuale quando la escort sceglie liberamente di offrire sesso a pagamento e quando la scelta è libera. Il diritto di disporre liberamente del proprio corpo è senza dubbio soggettivo e garantito dalla Costituzione. Questo principio va salvaguardato», scrive il giudice Blattmann della Corte d’Appello di Bari nell’ordinanza del 6 febbraio scorso.

Stesso copione che la difesa vuole arrivare a sostenere: le ragazze del night club avrebbero scelto liberamente di fare le escort. Così, cadrebbe l’accusa di induzione nei confronti dei due imputati reggiani.

Il 29 novembre dunque il giudice Ghini dovrà decidere se stoppare il processo e passare la palla alla Corte Costituzionale oppure continuare. A meno che la stessa Corte non si pronunci prima di questa data (improbabile) per il processo di Bari: a quel punto varrà l’erga omnes e dunque la sentenza si estenderà al processo di Reggio e a tutti gli altri procedimenti analoghi, anche retroattivamente in caso di condanne.

di ALESSANDRA CODELUPPI e DANIELE PETRONE