ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Prostituzione minorile: "Incontri a pagamento vicino al Campovolo"

Sesso per soldi con un ragazzo minorenne e traffico di immagini intime . Due imputati, un reggiano e un pakistano. Ieri le testimonianze in aula.

La giudice Cristina Beretti che ieri ha presieduto il collegio in aula

La giudice Cristina Beretti che ieri ha presieduto il collegio in aula

"Ho avuto rapporti sessuali a pagamento quand’avevo 16 anni, con uomini maggiorenni". Un ragazzo che oggi ha 22 anni, di origine straniera, sporse denuncia nell’ottobre 2021 raccontando circostanze che avrebbe subito nell’agosto 2020: gli incontri dietro compenso si collocano nella zona del Campovolo, nel parco vicino a via Montagnani Marelli.

A suo dire, in quest’area verde si sarebbe concentrato un giro di prostituzione che coinvolgeva ragazzini sotto i 18 anni. Alla polizia di Stato lui fornì alcuni recapiti telefonici: gli investigatori risalirono a quattro persone a cui furono sequestrati cellulari e computer.

A partire da questa segnalazione, fu aperta un’inchiesta per le ipotesi di reato di prostituzione minorile e di detenzione di materiale pedopornografico, condotta dalla questura reggiana coordinata dal pubblico ministero di Bologna Manuela Cavallo. Poi si approdò all’udienza preliminare per i quattro uomini, celebrata nel tribunale felsineo.

Con il rito abbreviato, davanti al giudice di Bologna Sandro Pecorella, due uomini furono condannati l’anno scorso a qualche mese di pena ciascuno in relazione alla prostituzione minorile, unico reato del quale erano chiamati a rispondere.

Si tratta di un reggiano, assistito dall’avvocato Alessandro Nizzoli, e di un indiano: i legali chiesero l’assoluzione, sostenendo che i fatti contestati fossero avvenuti in prossimità del compimento dei 18 anni della parte offesa, e quindi non avessero colto il disvalore della propria condotta. La sentenza di primo grado non è stata impugnata e nel frattempo è diventata definitiva per entrambi. Gli altri due imputati furono rinviati a giudizio e ora figurano a processo col rito ordinario a Reggio, entrambi a piede libero.

Uno di loro, reggiano, è codifeso dagli avvocati Annalisa Miglioli e Alessandro Occhinegro. È chiamato a rispondere di prostituzione minorile, detenzione di materiale pedopornografico e anche di estorsione: avrebbe costretto una persona maggiorenne a dargli 100 euro per eseguire lo sblocco di account social. L’altro, un pakistano, è seguito dall’avvocato Nicoletta Macrì: è accusato di prostituzione minorile.

Davanti al collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Francesco Panchieri, ieri sono stati sentiti i primi testimoni citati dal pubblico ministero Denise Panoutsopolus.

Il ragazzo che all’epoca dei fatti contestati aveva 16 anni non si è costituito parte civile. Al giovane difeso dagli avvocati Miglioli e Occhinegro erano state ritrovate conversazioni su whatsApp con diversi ragazzini incentrate su scambio di materiale erotico: lui si sarebbe fatto inviare foto intime da alcuni adolescenti, materiale ritenuto pedopornografico. Poi vi sarebbero state le prestazioni sessuali a pagamento.

La vittima oggi 22enne aveva raccontato agli inquirenti di aver preso coscienza dei presunti abusi subiti una volta diventato maggiorenne, decidendo di rivolgersi alle forze dell’ordine: ieri è stato sentito in tribunale, protetto da un paravento. Sono stati ascoltati anche la poliziotta che raccolse la testimonianza della parte offesa; un consulente tecnico informatico; un altro ragazzo ritratto negli scatti pedopornografici e altri due giovani che ebbero conversazioni su WhatsApp ma non figurano come parti offese perché non al centro di scambi di foto.