"Quel giorno finì il fascismo, non la guerra"

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Marco

Eboli*

Il 25 aprile segna la definitiva sconfitta militare del fascismo, non della guerra. Lo dimostrano diversi fatti. Il primo, il momento di preghiera, voluto dal Vescovo Camisasca, nel settembre 2019 per la riconciliazione, dal titolo “Clero martire-194346” col quale si ricordò che furono 13 i sacerdoti uccisi nel periodo, di cui solo Don Pasquino Borghi dai nazi-fascisti, gli altri dai partigiani comunisti, compreso il Beato Rolando Rivi, seminarista di 14 anni. Giorgio Pisanò nel suo Triangolo della Morte, accertò oltre un migliaio di vittime dei partigiani comunisti, non tutti fascisti, molti piccoli borghesi, ceto medio, anche un Sindaco socialista, Farri, di Casagrande. Il Martirologio, libro edito a Reggio Emilia, diede un nome a queste persone, ancora oggi senza una tomba sulla quale i propri cari possano portare un fiore, gettati in fosse comuni, come quelle ucraine di oggi, quali ad esempio il Cavon di Campagnola. Di recente, una ricerca dell’amico Casali, ha accertato che tra le oltre mille vittime non ritrovate, ci furono 77 donne. Neppure il ’Chi sa parli’ del partigiano comunista Otello Montanari è servito a far si che chi sa, o sapeva, dicesse dove erano stati gettati i corpi delle vittime dell’odio comunista. Anche oggi, durante le commemorazioni del 25 aprile, c’è troppa ideologia, quella che lamentava il Presidente della Camera, il comunista Violante, quando nel suo discorso di insediamento, nel maggio del 1996, invitò a riflettere sulle ragioni dei vinti, a partire dall’On. Mirko Tremaglia, milite della Rsi, poi Ministro nel secondo governo Berlusconi. Fu un discorso di alto profilo quello di Violante, a cui sarebbe necessario tornare perché, come titola un libro uscito postumo di Giancarlo Pansa “Non c’è storia senza i vinti”, occorre riprendere con spirito sereno il sentiero della pacificazione, che purtroppo non è stata realizzata. Tanti e tali sono gli esempi di storici e politici di sinistra infarciti di ideologia. Lo dico da figlio di ex partigiano, che ha fatto scelte diverse, ma nella cui famiglia il rispetto per le idee dell’altro è sempre stato praticato. Mio padre Paolo mi diede il suo nome di battaglia, ed ogni 25 Aprile, da sempre, noi festeggiamo sia l’evento storico che il mio onomastico.

*portavoce Fdi

Comune di Reggio