MASSIMO TASSI
Cronaca

Quella fuga sulle Dolomiti

Una pagina ciclistica dai contorni amarcord che in qualche modo si ricollega alla tappa di oggi del Giro, facendo riemergere...

Una pagina ciclistica dai contorni amarcord che in qualche modo si ricollega alla tappa di oggi del Giro, facendo riemergere...

Una pagina ciclistica dai contorni amarcord che in qualche modo si ricollega alla tappa di oggi del Giro, facendo riemergere...

Una pagina ciclistica dai contorni amarcord che in qualche modo si ricollega alla tappa di oggi del Giro, facendo riemergere il volto di un protagonista reggiano degli anni ‘60. Il transito da Maranello e soprattutto da Baiso ci permette di presentare Nunzio Pellicciari, classe 1935 (nella foto), ex ciclista originario proprio di questa località montana toccata dalla corsa rosa e per alcuni anni residente nella cittadina pedecollinare modenese.

Il filo conduttore nel segno del pedale ci sbalza nella Reggio nel dopoguerra, quando Pellicciari, che proviene da una famiglia di origini contadine, disputa le prime gare con la Libertas e il Velo Club. Attività giovanile, dilettanti, poi a forza di vittorie l’approdo nei professionisti a partire dal 1959. Indossa le maglie di Molteni, Torpado e della San Pellegrino organizzata da Gino Bartali.

Tra le tante giornate da incorniciare, quella di una mitica tappa del Giro del ‘62, quando sulle Dolomiti, e in particolare sul Passo Rolle, la neve flagella la frazione con una coltre di 20 centimetri. Va in fuga, si difende con i denti, viene raggiunto, ma si distingue e fa un notevole balzo in classifica grazie al buon piazzamento: 11°. I quotidiani sportivi parlano di lui, gli appassionati aspettano il suo rientro a Baiso per festeggiarlo.

Scende dalla bici nel 1963, lavora a lungo come dirigente del settore delle ceramiche e mantiene i contatti con l’ambiente del ciclismo.

m. t.