Rabbia, tensione e urla: "Non ci meritate"

Cronaca di una giornata a Roma insieme a tanti reggiani in cerca di certezze per il proprio futuro: "Abbiamo bisogno di lavorare"

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dall’inviato Saverio Migliari

Quattrocento chilometri per chiedere soltanto di poter lavorare. La marcia dei Ristoratori Responsabili reggiani, finita al centro di Roma, inizia alle 5 del mattino nel parcheggio dell’Ipercoop Ariosto. Facce assonnate e zaini in spalla, qualche borsa colma di supplì e panini farciti di mortadella, molta voglia di manifestare il proprio disagio e pochi soldi rimasti in tasca. Una quarantina di partite iva reggiane ieri ha partecipato alla manifestazione organizzata da Tutela Nazionale Imprese (Tni) che ha animato lo spettrale Circo Massimo totalmente privo di turisti. Qualche migliaia di persone che pacificamente si sono date appuntamento a due passi dal Colosseo, per manifestare in un modo meno plateale di “#IoApro” e più dialogante, il proprio disagio al governo. Ma nella folla non sono mancate le spinte più radicali e la giornata è finita con un blocco dell’autostrada ad Orte, che ha congestionato il traffico in uscita dalla capitale nel tardo pomeriggio.

Alle 11,30 il pullman scarica la truppa emiliana su via dei Cerchi, già blindata da un cordone di polizia. Davanti ai manifestanti c’è l’obiettivo: piazza Montecitorio. Non ci arriveranno mai. "Fateci lavorare", è lo slogan che vibra più spesso nel megafono.

"Voi non ci meritate", è scritto a caratteri cubitali su uno striscione monstre. C’è chi frena e c’è chi spinge tra i manifestanti. Chi si avvicina a mani alzate al cordone di polizia, per tentare di sfondare con la semplice pressione, e chi invece trascina i partecipanti nel prato del Circo Massimo, per farli sfogare al microfono. Fa sentire la sua voce anche Stefano Corradi, titolare del Guascone di Reggio, che se la prende con "chi va a Tenerife a Pasqua" mentre lui conosce colleghi che "sono costretti a fare i giardinieri perché hanno il pub chiuso".

Paolo Croci, uno dei volti del gruppo dei Ristoratori Responsabili e titolare dell’Osteria Chilometro Zero, racconta cosa è accaduto nelle ultime 48 ore a Roma: "Ieri abbiamo incontrato il sottosegretario al Mef, al quale abbiamo consegnato un documento pensando alla ripresa del nostro settore. Ma abbiamo chiesto soprattutto informazioni sul prossimo scostamento di bilancio, cosa ribadita oggi al rappresentante del Gruppo Misto".

Soldi, ristori, aiuti: queste le richieste più urgenti per chi dopo mesi senza incassi si è visto recapitare poche migliaia di euro dal governo. Un palliativo. E poi c’è il futuro, ancora incerto sulle aperture: "Stamattina ci è stato detto ‘a giugno’, noi speriamo nelle zone gialle già da maggio. Nessuno però si sbilancia. Dal 20 aprile in poi si inizierà a ragionare sulle aperture".

La tensione è salita appena dopo l’una, quando un gruppo di manifestanti stanco di parlare prova a forzare il cordone. Non si arriverà mai ai tafferugli visti in piazza San Silvestro il giorno prima, ma qualche spinta e un paio di fuggi fuggi si vedranno. Niente che meriti l’attenzione delle telecamere di tutta Italia, e di questo si lamentano gli stessi ristoratori: "Smettetela di riprendere solo chi fa casino, riprendete noi che siamo qui a parlare!".

La platea si spacca definitivamente quando arriva il segnale di fumo da Palazzo Chigi: "Ci hanno proposto di incontrare con una delegazione Deborah Bergamini, sottosegretario ai rapporti con il governo. E ci sembra un risultato importante". Da un angolo del Circo Massimo partono i fischi: "O ci fanno passare tutti o niente!".

I microfoni si spengono e un gruppetto si allontana speranzoso verso il parlamento. Ma dopo poche ore una diretta Facebook dall’autostrada cancella ogni speranza: "Basta, blocchiamo tutto! Siamo stanchi di parlare senza aver certezze", urla Pasquale Naccari di Tni mentre guida il blocco stradale a Orte. Il ritorno a casa per i 40 ristoratori reggiani è lungo e il futuro resta incerto.