Rapina a Reggio Emilia, gli agenti interrompono il blitz. I banditi erano pronti a sparare

E' successo nella sala giochi di viale Piave: arrestati due clandestini. La loro Beretta aveva il colpo in canna

Il materiale sequestrato

Il materiale sequestrato

Reggio Emilia, 13 agosto 2018 - Si sono finti clienti, dentro la sala giochi. Ma hanno giocato d’azzardo pure loro. Hanno preso troppo tempo. Non hanno rinunciato neppure a una lattina di Fanta. E anche a una risata, uno sberleffo. La loro scommessa non è andata a buon fine: i due rapinatori che hanno colpito venerdì sera alle 19.40 l’‘Admiral club’ in viale Piave sono stati arrestati pochi minuti dopo, dentro il locale.

Non hanno avuto neanche il tempo di uscire. I banditi sono piombati dentro, immobilizzando una cassiera di 40 anni dietro il bancone – a ui uno ha preso collana e orecchini d’oro – e costringendo l’altra a dare i soldi della cassa, circa duemila euro. Il tutto sotto minaccia di una pistola, poi risultata non un giocattolo, ma vera, e con il colpo in canna, cioé pronta a sparare. Non contenti, però, i banditi hanno chiesto anche altro denaro, facendosi aprire la cassaforte temporizzata e annunciando persino che avrebbero aspettato il tempo necessario, dieci minuti in più.

Ma quell’attesa, e anche la troppa spavalderia, sono stati fatali alla buona riuscita del loro colpo. Un cliente, un egiziano, che ha capito l’emergenza, è riuscito a uscire dalla sala mentre i rapinatori erano ancora dentro, a correre in questura e a dare l’allarme. Dapprima è arrivata una pattuglia delle volanti, con l’assistente capo che è riuscito a entrare, a immobilizzare i banditi e a farsi dare la pistola. Poco dopo sono arrivati i rinforzi di volanti, con due pattuglie, e carabinieri. 

Entrambi sono finiti in manette con l’accusa di rapina pluriaggravata continuata (perché commessa sia alla donna sia al locale). Uno è un marocchino, classe 1991, Mohamed Alkharatzi, con un precedente per immigrazione clandestina. L’altro è un tunisino di 34 anni, di cui scriviamo le iniziali fornite dalla questura, A.C., con numerosi precedenti per droga e una rapina a Bologna, libero ma sottoposto a obbligo di firma.

Entrambi sono clandestini: una circostanza che De Iesu definisce «grave, perché non avevano neppure diritto di stare in Italia», rimarcando che l’ufficio immigrazione della questura «sta dispiegando un profondo impegno per il contrasto al fenomeno e l’accompagnamento alla frontiera degli irregolari. È la prima volta che a Reggio avviene una rapina a mano armata a opera di clandestini».

Dalla tasca del tunisino – risultato essere colui che aveva detto all’assistente capo della polizia: «Non è successo nulla» – è spuntata una Beretta calibro 22, con matricola abrasa. In uno zaino c’erano duemila euro, restituiti alla sala giochi, una maschera di carnevale, pronta per nascondersi il viso, guanti, quattro cellulari e fascette di plastica, che potevano essere usate per immobilizzare clienti e dipendenti. Mentre le indagini proseguono per verificare se abbiano commesso altri colpo, oggi si terrà l’udienza di convalida. Il 27enne marocchino è assistito dall’avvocato Domenico Noris Bucchi, il tunisino dal legale Debora Corradini. Entrambi sono nel carcere della Pulce.