Reggio Emilia, rapine ai ragazzini: tre minorenni arrestati

Squadra mobile e Polizia locale individuano i responsabili di due aggressioni avvenute in ottobre all’ex Zucchi e ai giardini pubblici

Da sinistra: Piero Catellani, Marzia Prandi, Antonio Stavale e Guglielmo Battisti

Da sinistra: Piero Catellani, Marzia Prandi, Antonio Stavale e Guglielmo Battisti

Reggio Emilia, 17 gennaio 2021 - L’avevano avvicinato con una scusa qualsiasi: "Ci fai vedere il tuo abbonamento?". Il ragazzino, intimidito, aveva abbozzato. Appena estratta la tessera di Seta, il tono dei bulli era cambiato, era diventato aggressivo: "Dacci i soldi". Banconote rubacchiate in fretta dal portafogli. Poi il clic del telefonino, che inquadrava il documento con le generalità della vittima: "Ora sappiamo chi sei, se parli ti veniamo a prendere".

La rapina era avvenuta il 24 ottobre scorso, ai giardini pubblici. Qualche giorno prima, nel vicino parcheggio delle autocorriere – all’ex caserma Zucchi – si era verificato un episodio analogo: il portafoglio sfilato dallo zainetto, poi le minacce ai danni del giovanissimo bersaglio. Adolescenti contro ragazzini più giovani, il gruppo contro uno. Rambo era un’altra storia.

Un quadro preoccupante, il segno di una violenza serpeggiante nel cuore della città. Pochi giorni prima, in piazza del Monte, Gaetano Lombardi aveva ferito a colpi di pistola – dopo una lite – cinque ragazzi. Ieri, l’epilogo: due dei presunti responsabili delle rapina sono stati collocati in comunità, per un terzo ragazzo il gip dei tribunali dei minori di Bologna ha deciso la permanenza domiciliare, cioé gli arresti in casa.

A dare un nome agli indiziati – tutti d’età compresa tra 15 ei 17 anni – sono stati gli uomini della Squadra mobile e della Polizia locale di Reggio. Settimane di controlli e pattugliamenti. "Abbiamo identificato tantissimi ragazzi", ricorda l’ispettore superiore della Polizia locale, Marzia Prandi, affiancata dall’ispettore Piero Catellani.

Una violenza spesso figlia della noia, spiega il capo della Mobile, Guglielmo Battisti: "Si tratta di ragazzi che si ritrovano in zona liberi da impegni scolastici o da attività sportive". Un effetto collaterale della battaglia contro il Covid. Gli agenti, anche dietro sollecitazione degli stessi residenti, sono spesso intervenuti in zona. Alcuni dei giovani sono stati denunciati per gli atteggiamenti vessatori o molesti, un altro per il possesso di un cutter.

La polizia postale, nel frattempo, ha tenuto d’occhio le piazze virtuali – sempre frequentatissime dalla gioventù digitale – che a volte, col passaparola, sono utilizzate per organizzare improvvise scorribande nel mondo reale. "Dall’attività conoscitiva siamo passati a quella repressiva e infine a quella contenitiva", sintetizza Antonio Stavale, dirigente dell’anticrimine.

Insomma, di fronte a gruppi dagli atteggiamenti spesso borderline ("la sfida sportiva a volte degenera in vero un incontro di boxe"), la polizia – dopo aver denunciato gli autori dei reati – ha avvicinato le famiglie di una decina di ragazzi. "Abbiamo invitato i genitori – spiega Stavale – e questi hanno accettato. Nessuno ci ha detto: ’mio figlio non c’entra niente’".

In qualche caso si è reso utile il ricorso ai servizi sociali, l’avvio di percorso che aiuti – in estrema sintesi – a riconoscere, in questi tempi confusi, il confine; a distinguere ciò che è lecito e ciò che non lo è. Stavale parla col cuore del padre di famiglia. E riconosce: "Ai ragazzi mancano le forme di aggregazione sane: la scuola, la palestra, la partita del sabato pomeriggio".

Ieri sera, la Squadra volante, diretta da Carlo Maria Basile, è nuovamente accorsa ai giardini: due ragazzine si stavano accapigliando. Nessun ferito, tanta tristezza.